Il countdown è partito. Rosario Crocetta non intende aspettare all’infinito, il timing segna la fine di questa settimana. «Voglio chiudere entro sabato», avverte il governatore. Dopo avere informato Lorenzo Guerini nel vertice del Nazareno, il presidente della Regione siciliana, come annunciato, ieri ha azzerato la giunta. Una mossa dal valore politico e non tecnico. «Non ho ancora ritirato le deleghe per non compromettere l’attività amministrativa», spiega, «ma la strada è segnata». Insomma, il Crocetta ter non c’è più. Ora tocca ai partiti della maggioranza trovare la quadra per la formazione del nuovo governo. I contatti tra il governatore e Fausto Raciti, segretario del Pd siciliano, sono continui, l’ultimo ieri pomeriggio. Nel giro delle prossime 48 ore incontrerà i leader degli altri partiti della coalizione. L’indicazione è fare in fretta. L’ex sindaco di Gela vuole chiudere subito la crisi, vuole ripartire con le riforme. Ma soprattutto pretende lealtà dalla coalizione. Un patto di due anni, per portare la legislatura a compimento, «senza sotterfugi, senza personalismi, senza doppi giochi». Un messaggio chiaro, diretto soprattutto ai «renziani» del sottosegretario Davide Faraone, che da mesi spinge per il voto anticipato.

La mossa di spostare la crisi a Roma ha spiazzato il Nazareno. I renziani non hanno gradito. I colloqui sono frenetici. A Palermo si aspettano segnali dalla Capitale, intanto Raciti lavora di fioretto. Il voto anticipato, in queste ore, sembra l’ipotesi più lontana. Dal Nazareno non sono giunte indicazioni in tal senso.

Gli scenari al momento sono quattro. Primo, il governo dei migliori: è la soluzione caldeggiata da Raciti, condivisa dall’Udc e che dovrebbe essere sostenuta, per potere essere realizzata, anche dai ‘renziani’. In giunta entrerebbero i big dei partiti, tra questi Antonello Cracolici (ex cuperliani), Giuseppe Lupo (AreaDem) e Baldo Gucciardi (renziano), che sarebbe confermato assessore, così come Giovanni Pistorio dell’Udc. «In questo modo si blinda la legislatura», sussurra un dirigente. E soprattutto si prepara il terreno per le regionali del 2017, col Pd alleato di Udc-Ncd e dei cespugli Sicilia Futura e Sicilia democratica. Tutto ancorato al «patto di lealtà» preteso da Crocetta.

Secondo scenario. Con i «renziani» fermi sulle proprie posizioni di ‘lotta e di governo’, Crocetta formerebbe il nuovo esecutivo confermando alcuni degli assessori uscenti, tra cui Baccei, poco amato dal resto degli alleati e in rotta col governatore sulle scelte economiche. Faraone manterrebbe così il controllo sulla delega più importante, quella all’Economia, in una fase in cui la Regione è impegnata nella trattativa col governo centrale sulla copertura del disavanzo di quasi 2 miliardi di euro.

Terza ipotesi. Raciti non riesce a tenere unito il Pd, i «renziani» rimangono fuori dal governo con Crocetta che comunque riesce a trovare i numeri in Assemblea per continuare a governare. A Roma però si ritroverebbe un governo ostile. E i problemi finanziari della Regione potrebbero aggravarsi, col rischio di un default dei conti pubblici e il conseguente commissariamento di Palazzo d’Orleans.

Quarto. E’ lo scenario che tutti temono, tranne Faraone: il voto anticipato. Parola che fa tremare i polsi ai deputati dell’Assemblea che per due volte hanno respinto la mozione di sfiducia a Crocetta, rimanendo ben saldi agli scranni di sala d’Ercole. Gli unici a beneficiarne, secondo alcuni sondaggi non ufficiali, sarebbero i 5stelle. Grillo così potrebbe davvero mettere le mani sulla Regione, al cospetto di un centrosinistra spaccato e di un centrodestra ai minimi termini. Per i partiti sarebbe come fare harakiri, anche perché dalla prossima legislatura i posti all’Ars saranno 70 e non più 90. E prima del voto in tanti vogliono mettere mano alla legge elettorale, a cominciare dall’abolizione del listino del presidente. Poi c’è una quinta opzione. Crocetta non l’ha mai esclusa, anzi: il governo del presidente. Se i partiti non troveranno la sintesi in poco tempo, il governatore è pronto ancora una volta a sparigliare il banco.