La Polizia di Zara in Croazia ha informato di essere riuscita ad impedire nella notte del 30 maggio un tentativo di traffico-contrabbando di esseri umani nella zona di Donji Srb, nei pressi della frontiera con la Bosnia, fermando un furgone con targa austriaca e sparando alcuni colpi verso il veicolo. Due bambini di 12 anni sono stati feriti. «La loro situazione è stabile», ha dichiarato la polizia.

Linguaggio burocratico, usato per raccontare una tragedia che si è svolta alla frontiera tra Croazia e Bosnia. Di fatto, la polizia croata ha sparano un numero imprecisato di colpi (indubbiamente elevato), contro un furgone di migranti che cercavano di approdare in Europa. Gli agenti non hanno sparto in aria, ma verso il veicolo e le due vittime più gravi sono due dodicenni, un bambino colpito al volto da una pallottola che gli ha perforato la mascella, e una bambina a cui le forze dell’ordine croate hanno sfregiato viso, addome e braccio destro. A quanto pare le sue condizioni sono meno gravi. Trasportati nella notte al Policlinico di Zara, i due bambini sono stati medicati, in particolare il ragazzino è stato subito operato e ora è in terapia intensiva. Stando a quanto dichiarato dal direttore dell’ospedale, i due bambini sono stati portati in clinica senza essere stati accompagnati dai genitori e ora sono fuori pericolo di vita.

I due piccoli feriti non erano gli unici bambini presenti nel furgone dove, sempre secondo la polzia, avrebbero trovato posto ben 29 persone, di cui 15 bambini (il più piccolo ha 7 anni). Pare si tratti di quattro famiglie. Altre 7 persone (probabilmente tutti bambini), che viaggiavano nel furgone, sono state ricoverate nella vicina Gospic, per «lievi contusioni probabilmente causate della guida spericolata durante la tentata fuga». Secondo i medici, i passeggeri del veicolo erano per lo più cittadini afghani e iracheni.

La spiegazione ufficiale di quanto accaduto dice che l’autista del furgone – a cui la polizia sta dando ancora la caccia – dopo aver attraversato illegalmente la frontiera non si sarebbe fermato a ben tre posti di blocco mettendo così in pericolo la vita dei poliziotti stessi. Tuttavia, questa spiegazione non basta. La tesi della difesa, se si pensa che il tutto si è svolto in strade deserte in mezzo a campi e boschi (a 500 metri dalla frontiera), pare davvero poco convincente.

Non è stata molto felice neppure la reazione del premier croato, secondo cui «proteggere le frontiere dall’immigrazione illegale è priorità, esprimo il mio dispiacere per il ferimento dei bambini, è una cosa molto brutta». Quasi a giustificare che tutto ciò può succedere perché chiudere le frontiere è più importante. Una sorta di lapsus freudiano, perché la brutalità della polizia di frontiera è ormai diventata una regola ai confini dell’Ue. Se la verità è velata nelle parole del premier, il comandante della polizia di Zara è stato più esplicito: «Mi dispiace per i bambini. La priorità è la protezione dai criminali e dei confini e non sono i migranti», ha detto.
I drammatici avvenimenti di ieri ricordano quanto accaduto a Madina, bambina curda morta sui binari tra Serbia e Croazia, a quanto pare dopo un respingimento illegale. Secondo le organizzazioni umanitarie i respingimenti illegali sono all’ordine del giorno in Croazia, anche se vengono negati dalle forze dell’ordine. Da quando la rotta balcanica ufficialmente non esiste più, si contano le vite dei bambini morti ai confini.