Il primo grosso problema che deve affrontare la presidenza francese della Ue, è la minaccia di guerra in Ucraina e i rapporti con la Russia. Lo ha ricordato ieri la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, a Parigi per il tradizionale incontro tra la nuova presidenza semestrale e il collegio dei commissari, riuniti in una cerimonia al Panthéon in onore di due personalità centrali nella storia dell’unione, Jean Monnet e Simone Veil: ha evocato «tensioni importanti» ai nostri confini, «come l’illustrano la pressione militare russa sull’Ucraina e le sue intimidazioni nei confronti della Moldavia. Mi rallegro quindi che un paese del peso politico e dell’esperienza della Francia assuma la presidenza della Ue in un momento cosi’ delicato. Perché la voce della Francia è alta e forte. E la Francia ha a cuore l’Europa».

Ma la Ue e la Commissione che si vuole »geopolitica» sono in difficoltà, assenti dai colloqui tra Usa e Russia del 9 e 10 gennaio, che pure riguardano la sua sicurezza: ieri, il ministro degli Esteri, Jean-Yves Le Drian, che ha partecipato con i suoi omologhi a un vertice Nato video sull’Ucraina, organizzato all’ultimo momento, ha osservato che «Putin vuole aggirare la Ue, vuole distruggerne la coesione, che sta rafforzandosi». Gli Usa, negli ultimi giorni, hanno moltiplicato i contatti con gli europei, per spingere sulle sanzioni a Mosca, mentre nella Ue non c’è uno schieramento unanime. Il 12 gennaio a Bruxelles c’è un vertice Nato-Russia e il 13 si riunisce l’Ocse, l’organizzazione della sicurezza. La presidenza francese ha convocato per il 13 e 14 gennaio a Brest un vertice dei ministri degli Esteri della Ue, dove dovrà essere chiarita la posizione europea.

Martedì, l’Alto rappresentante per la politica estera, Josep Borrell, si è recato nel Donbass, è la prima volta per un importante esponente europeo in questa zona calda e ha affermato «pieno sostegno» a Kiev, unendo alle minacce Usa il monito a Mosca su «enormi conseguenze e gravi costi» in caso di invasione. Nella Ue, la Polonia e i Baltici sono in prima linea per scelte drastiche. La Germania frena, la ministra degli Esteri, Annalena Baerbock, a Washington ha affermato che la Russia dovrà pagare «enormi conseguenze economiche» se avvierà un’azione militare in Ucraina, ma il cancelliere Olaf Sholz, che sembra aver deciso di prendere il controllo della politica estera, resta nel vago, è attendista perché c’è in ballo la pipeline del gas North Stream 2, per ora sospesa al via libera del regolatore.

Secondo la Bild, ma senza conferma da parte della cancelleria, Scholz starebbe organizzando un incontro con Putin, dopo Ginevra. E l’Austria, per esempio, ha già preso chiaramente le distanze da una nuova ondata di sanzioni, «è falso legare il comportamento della Russia con l’Ucraina con l’operazione North Stream 2», ha detto il cancelliere Karl Nehammer.

Nella Ue c’è intesa sul rigetto delle «garanzie» che la Russia vorrebbe ottenere nella prospettiva, sostenuta da Putin, di un rinegoziato dei due trattati sulla sicurezza in Europa, che risalgono agli anni ’90: le «linee rosse» di Mosca sono la fine dell’allargamento della Nato e la rimozione delle forze dell’Alleanza Atlantica nei paesi entrati nel ’97 (a cominciare dai Baltici). Per gli Usa queste richieste sono «irricevibili». La Ue, messa ai margini, cerca di rientrare nel gioco diplomatico, mentre dal punto di vista operativo ci sono 4 gruppi militari vicini ai confini della Nato in Europa, composti da soldati Usa, canadesi, britannici, tedeschi e francesi.

La Francia da tempo è favorevole a un’autonomia europea, dal momento che gli Usa sono concentrati sulla Cina. Ieri, Ursula von der Leyen, ha ricordato che «è necessaria una vera Europa della Difesa, che ci prepari a future nuove minacce, per esempio a un prossimo attacco ibrido, da qualunque parte venga». Al vertice di marzo, in Francia, si discuterà anche di «bussola strategica», oltreché di modello di sviluppo. Con l’obiettivo di capire come possa trovare il suo posto una Ue, considerata un «erbivoro in un mondo di carnivori».