Nei supermercati gli scaffali di acqua minerale sono semi vuoti. Il popolo romano, «per non sapere né leggere né scrivere» ha fatto incetta di bottiglie neanche fosse scoppiato il coprifuoco temendo che oggi a mezzanotte i rubinetti di casa rimangano a secco. In realtà non è ancora chiaro se il piano di razionamento idrico a zone per otto ore di fila sarà messo in atto.

NEL PALAZZO davanti alla Piramide Cestia, sede centrale dell’Acea – prima municipalizzata ora di fatto una multinazionale dove il Comune di Roma deve vedersela con i francesi di Gdf-Suez (ancora i francesi: principale socio privato con il 23% delle quote) – ieri mattina sono entrati i carabinieri del nucleo ecologico.

Sono usciti portandosi via faldoni di documenti dopo aver notificato l’avvio di una indagine per danno ambientale a carico del presidente dell’Acea Ato2, Paolo Saccani, lo stesso che deve prendere la decisione finale sul razionamento da lui stesso annunciato come contromisura allo stop ai prelievi acquiferi dal lago di Bracciano deciso dalla Regione una settimana fa. Una decisione, quella del presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, giudicata «abnorme» dallo stesso Saccani, che prima ha minacciato la ritorsione del razionamento e poi l’ha impugnata davanti al Tribunale delle Acque.

Ma Acea Ato2 ha perso il ricorso. E come se non bastasse, Zingaretti ha invece ottenuto un plauso generalizzato, da Legambiente ai Verdi e dai comitati per l’Acqua pubblica al Pd fino alla sindaca pentastellata di Anguillara, il più grande comune del lungolago, Sabrina Anselmo, che per aver criticato l’assenza e il silenzio della prima cittadina e collega di partito Virginia Raggi sulla catastrofe ambientale di Bracciano ora rischia l’espulsione dal M5S.

I CARABINIERI del Noe arrivati ieri a perquisire gli uffici di Ato2 sono stati inviati dalla procura di Civitavecchia, dove, per competenza, il 20 giugno scorso è stato presentato un esposto presentato a nome dei tre comuni del lago (Bracciano, Trevignano e Anguillara), del Parco di Bracciano e Martignano e del locale Consorzio di navigazione. Prima ancora una denuncia sempre alla procura di Civitavecchia e sempre per la mancanza di interventi urgenti di Acea Ato2 per evitare l’imminente disastro ecologico era stata presentata dal parlamentare del Pd, ex sindaco di Anguillara, Emiliano Minnucci.

LA SICCITÀ, la scarsa piovosità invernale di quest’anno e la forte evaporazione per l’innalzamento delle temperature a causa del cambiamento climatico, sostengono ambientalisti e politici locali, non può servire da scusa all’Acea. «Saremmo pazzi a non vedere questi fenomeni ma la crisi idrica del lago di Bracciano non dipende da tutto questo – sostiene Minnucci – la verità è che Acea non ha fatto nulla per mettere in sicurezza Roma dal punto di vista dell’approvvigionamento idrico. Ha pensato solo a distribuire lauti dividendi ai suoi azionisti e nel frattempo ha aumentato i prelievi sul lago di Bracciano in violazione della concessione di sfruttamento del 1990 perché aumentare l’afflusso dal Peschiera avrebbe comportato investimenti ingenti».

I comitati che da febbraio scorso hanno organizzato assemblee in piazza e sit-in a Bracciano hanno acquisito pareri scientifici e giuridici, che poi sono stati allegati alle denunce alla magistratura.

IL LAGO in base alla concessione doveva essere utilizzato come riserva «invece – ricorda il deputato Pd – è stato usato da Acea come un pozzo da cui attingere costantemente». E non si sa neanche quanto. Acea sostiene 1.800 litri al secondo ma solo in estate e in situazioni critiche. Però non essendo stata ancora nominata nel Lazio una Autorità di bacino, non c’è un ente di controllo. Resta il fatto che è in corso una eutrofizzazione del lago, le zone palustri a riserva integrale sono quasi sparite e rispetto al lo zero idrometrico – fissato a 163,04 metri sul livello del mare – che per il Genio civile non poteva essere superato per più di un metro – «oltre sarebbe dovuta scattare una saracinesca» – indica ora che le acque si sono ritirate di un metro e settanta.

IL RAZIONAMENTO dell’acqua a Roma però secondo i comitati e gli amministratori di Bracciano è solo un ricatto di Acea. «Se Ato2 dice che Bracciano incide solo per l’8% del bilancio idrico di Roma perché si dovrebbe togliere l’acqua a metà della popolazione romana? C’è qualcosa che non torna», sostiene Minnucci.