Carissima Norma,
sono ore concitate che accompagnano uno dei passaggi più complicati della nostra Repubblica. In ballo c’è moltissimo. E gli esiti sono ancora da scrivere.

La nascita di un governo politico capace di aprire una pagina nuova per il Paese, un accordo politico, altro che contratto, tra il campo largo della Sinistra e il movimento 5 stelle. Cosa complicata anche per la distanza tra questi due mondi, da tentare fino alla fine, per fermare il passo non al fanfaron fascismo di Salvini ma a qualcosa di più insidioso e contemporaneo, ovvero l’atterraggio definitivo anche in Italia di forme autoritarie e post democratiche di governi incistati intorno a leadership violente e pericolose. Come già avviene in gran parte del mondo. Da Trump a Bolsonaro, da Putin a Orbán, da Kaczynski a Erdogan, dalla Le Pen a Johnson. E avviene spesso con un grande consenso popolare. Opzioni di governo che fanno a meno del vincolo democratico, come da un bel pezzo ha imparato a fare il neoliberismo.

Oppure avviarci verso elezioni tutte in salita, visto il consenso che sin qui ha accompagnato l’ascesa del polo nazional razzista investendo in propaganda, ferocia e poco altro. Elezioni da svolgere in ottobre mentre si scriverà l’ultima drammatica pagina della Brexit e le elezioni in Polonia. Insomma un fatto nazionale che impatterà sull’Europa.

La cosa che mi colpisce e che volevo segnalarti con una piccola proposta al seguito è che questo passaggio cruciale avviene sostanzialmente in assenza di popolo, di qualsivoglia coinvolgimento pubblico della nostra gente, della base dei partiti esistenti, delle associazioni, comitati, intellettualità diffusa, attivisti sociali. Come in una bolla autoreferenziale e iper politicista al massimo ci collochiamo sul terreno del tifo e dello sperare un esito piuttosto che un altro più che agire per determinarlo.

Nulla di nuovo si potrebbe dire, la fotografia esatta della crisi e dello schianto della sinistra, della sua diaspora e difficoltà. Vero. Però cavalcare con determinazione situazioni così difficili non è solo un rischio ma potrebbe diventare una opportunità, l’innesco di un nuovo discorso pubblico a sinistra, una soggettività multiforme a cui dare parola, far esprimere.

Non solo sui nomi, anche se pure quelli contano un bel po’ come si vede in queste ore. Ma anche sulle cose da fare. Welfare, conversione ecologica del modello di sviluppo, salario minimo, reddito, libertà individuali delle persone, autonomia di genere, nuova Europa. Tanto per cominciare. Mi è capitato di scriverlo, le possibilità sono tre non due. Fare un governo, non fare un governo e fare un governo di merda.

Ecco, a mio modesto parere, sarebbe bello e utile se il Manifesto aprisse i microfoni e le pagine ai propri lettori per ascoltare gli umori, le critiche, le speranze di un popolo che dobbiamo tornare ad ascoltare con maggiore attenzione e rispetto.

Favorendo il coagulo, la densità, come scriveva Alexander Langer. Non solo addetti ai lavori, ma compagni e compagne che hanno voglia di interloquire con i decisori politici, che rischiano sempre la sindrome delle dinamiche del palazzo e delle sue infinite compatibilità.

Invadere il campo, pubblicizzare la discussione e incidere su scelte che non riguardano solo i leader delle formazioni politiche, ma ognuno di noi, la sinistra intera, il Paese.

Chi meglio del manifesto può svolgere questa funzione?

Massimo Smeriglio

 

Caro Massimiliano,

Hai ragione a rammaricarti della mancanza di un largo coinvolgimento delle compagne e dei compagni della sinistra nella discussione politica di un momento così inedito, interessante, urticante, cruciale come quello che stiano vivendo in questi giorni, in queste ore.

Un tempo forse la base del partito si sarebbe fatta sentire. Oggi il forsennato uso dei sondaggi (orientati e manipolabili) e la piazza virtuale dei social (altrettanto manipolabile nonostante le finzioni democratiche alla Casaleggio e alla Rousseau), sembrano aver assorbito e sostituito la voce della partecipazione.

Nel nostro piccolo, avendo la possibilità di parlare ogni giorno con migliaia di lettrici e lettori, mettiamo volentieri a disposizione le nostre pagine di community e, nel caso, anche pagine speciali, per accogliere dubbi, e certezze, desideri e incubi, speranze e delusioni, passioni e ragionamenti su questa fase politica così particolare.

Perché una cosa è certa, sia che questo governo M5S-Pd nasca sia che fallisca: se nascerà dovremo discutere a fondo su contenuti e persone. Se fallirà dovremo capire come reagire all’onda nera che cercherà di prendersi il nostro Paese. Il manifesto ha visto passare molta acqua sotto i ponti della sinistra. E ha purtroppo assistito al crollo di molti di questi ponti. Proprio questo giornale è, invece, un ponte rimasto in piedi. Senza mai smettere di sollecitare e scommettere sul l’unità delle sinistre, privilegiando, come sarebbe molto utile in questo momento, quel tanto che le unisce. E su questo vale perseverare. Tanto più oggi.

Norma Rangeri