«È inutile conquistare Marte se perdiamo la Terra» recita il cartello in mano a uno dei manifestanti dell’ultimo climate strike, lo sciopero per il clima promosso da Fridays for Future in tutto il mondo e anche in Italia. Il ragazzo era in piazza, a Roma, il 9 ottobre del 2020.

DOPO OLTRE CINQUE MESI – e nonostante le difficoltà imposte dalle misure per l’emergenza Covid-19, prolungata fino al prossimo 6 aprile – il 19 marzo il movimento ispirato dall’attivista Greta Thunberg torna in piazza: lo fa di venerdì, il giorno scelto dalla giovane svedese nell’agosto del 2018 per denunciare la disattenzione della politica sui rischi legati ai cambiamenti climatici protestando fuori dalla propria scuola.

Il 2020 è stato un anno molto strano: secondo le proiezione dell’Ispra nel nostro Paese, a causa delle restrizioni alla mobilità dovute al Covid-19 su tutto il territorio nazionale, le emissioni di gas climalteranti sul territorio nazionale saranno inferiori del 9.2% rispetto al 2019.

L’ANDAMENTO STIMATO è dovuto alla riduzione delle emissioni per la produzione di energia elettrica (-11,8%), per la minore domanda di energia, e dalla riduzione dei consumi energetici anche negli altri settori, industria (9,1%), trasporti (-14,6%) a causa della riduzione del traffico privato in ambito urbano, e riscaldamento (-7,0%) per la chiusura parziale o totale degli edifici pubblici e delle attività commerciali). Come ricorda in un comunicato l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, però, «tale riduzione comunque non contribuisce alla soluzione del problema dei cambiamenti climatici, che ha invece necessità di modifiche strutturali, tecnologiche e comportamentali che riducano al minimo le emissioni di gas serra nel medio e lungo periodo».

È insomma necessario che i giovani continuino a far sentire la loro voce per chiedere quella che viene definita come «giustizia climatica», che dà alla protesta una dinamica non solo ambientale ma etica: l’impatto del climate change è spesso sproporzionato sulle categoria più vulnerabili di cittadini e comunità sia nelle economie in via di sviluppo che in quelle sviluppate.

«I POLITICI E LE GRANDI aziende non perdono l’occasione per fissare obiettivi di riduzione delle emissioni da raggiungere tra 20 o 30 anni, e per promettere che, in qualche lontano futuro, faranno qualcosa per contrastare la crisi climatica. Ma abbiamo bisogno di misure immediate e concrete in linea con la scienza e con il principio di giustizia climatica. Queste vuote promesse non servono a nulla, se non sono seguite da azioni immediate» spiega un comunicato di Fridays for Future Italia, che nel promuovere la Giornata mondiale di azione per il clima rilanciano anche la campagna «Ritorno al futuro», sette punti per affrontare allo stesso tempo la crisi climatica e quella pandemica.

AL PUNTO 7 SI PARLA di costruire l’Europa della riconversione e dei popoli, con l’obiettivo di aumentare la portata del Green Deal europeo al fine di alzarne i target climatici e superare il paradigma dell’austerità a livello europeo. «I fondi del Next Generation Eu devono essere investiti in politiche per azzerare le emissioni di gas serra, la causa della crisi climatica» sostengono gli attivisti italiani, mentre il governo Draghi è impegnato nella riscrittura del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per utilizzare le risorse della Commissione europea. Il 19 marzo ci saranno iniziative in tutta Italia. Le informazioni sugli eventi possono essere trovate sulla mappa italiana ) o sulle pagine social dei gruppi locali. In programma anche azioni digitali: a partire da ieri (12 marzo), ogni sera incontri in diretta con ospiti speciali.

IERI SI È TENUTA ONLINE anche la «marcia dei giovani per un mondo più verde» promossa da Oxfam Italiaper nell’ambito della campagna #2021ultimachiamata , che chiede alle istituzioni di coinvolgere i giovani nelle politiche mirate alla tutela dell’ambiente e allo sviluppo. Ieri dalle 10 alle 12 migliaia di studenti da tutta Italia si sono collegati sul canale You Tube per condividere idee, riflessioni e azioni, col supporto del giornalista Federico Taddia. «La marcia virtuale è il culmine della campagna, la prima occasione per i ragazzi di dare pubblicamente voce alle proprie proposte che saranno poi consegnate al ministero della Transizione Ecologica e dell’Agenzia Italiana Cooperazione allo Sviluppo il prossimo 19 marzo» ha detto Elisa Bacciotti, responsabile campagne di Oxfam Italia. I messaggi di #2021ultimachiamata sono chiari: «Non chiamatela emergenza, quella climatica è una crisi. Non è facile, ma non possiamo permetterci di affrontare un’emergenza alla volta, non ne abbiamo il tempo».