Nel Masterplan del governo un paragrafo è dedicato alla risposta alle crisi aziendali: «L’obiettivo è stato ed è quello di salvaguardare le possibilità di recupero per parti importanti del tessuto produttivo meridionale». L’elenco delle aziende citate come casi di successo è lungo (ex Micron di Avezzano, Ilva di Taranto, Bridgestone di Bari, Natuzzi nelle Murge, Ansaldo Breda di Reggio Calabria, ex Fiat di Termini Imerese, i poli di raffinazione di Gela e di Porto Torres, Eurallumina di Portovesme) e include tre siti campani: la Whirlpool di Carinaro, la Firema di Caserta, l’ex Irisbus dell’avellinese.

Gli statunitensi della Whirlpool a luglio 2014 acquisiscono l’italiana Indesit: Carinaro è tra gli stabilimenti da chiudere, gli operai del gruppo da nord a sud si battono per mesi contro il ridimensionamento dei siti produttivi e alla fine ottengono una parziale vittoria. Nel casertano si ritrovano con la forza lavoro dimezzata (320 su 815), in 350 andranno via tra pensionamenti e incentivi alla mobilità volontaria verso le sedi del nord. Nessuna produzione né sviluppo di prodotti a Carinaro ma il trasferimento della logistica che prima veniva fatta a Varese e Fabriano: se tutto va bene, nel 2018 il sito sarà l’hub dell’area euromediterranea per lo smistamento dei componenti. In attesa, si procede con i contratti di solidarietà, che il Jobs Act ha reso nel frattempo più leggeri.

La Firema di Caserta si occupa di progettazione, costruzione e riparazione di materiale ferroviario. Tra il 2004 e il 2009 il management sottrae dai conti aziendali circa 3milioni di euro e finisce sotto processo. L’azienda per cinque anni viene gestita da un commissario che riporta i conti in attivo, a dimostrazione che i lavoratori sono bravi, dei circa mille dipendenti ne restano 522. Il 3 luglio la proprietà è passata agli indiani della Titagarh: nella newco, Tfa, il 10% va alla napoletana Adler, il socio italiano consente agli indiani di entrare nel mercato europeo. Stessa idea avuta dai giapponesi dell’Hitachi, che hanno acquistato da Finmeccanica l’Ansaldo Breda e Sts. L’Italia un pezzo per volta sta uscendo dal settore molto redditizio del trasporto su ferro. Al lavoro alla Firema sarebbero dovuti rientrare in 340 a tempo indeterminato (più 80 a tempo determinato) ma per ora è tutto fermo.

Alla ex Irisbus le acque sono molto agitate e domani ci sarà un’assemblea per decidere le modalità di protesta direttamente al ministero dello Sviluppo economico. Lo stabilimento di Flumeri che produceva pullman viene chiuso dalla Fiat nel dicembre 2011. Tre anni di lotte, nel 2014 arriva la newco Industria Italiana Autobus, che assorbe anche la Bredamenarini di Bologna: l’80% va a King Long Italia di Stefano Del Rosso (ramo locale del gigante cinese dei trasporti su gomma), il 20% a Finmeccanica, su pressione dei sindacati. Dei 700 lavoratori dell’avellinese ne restano 300: da gennaio 2015 a oggi lavorano solo in 30 perché sono stati trasferiti in Emilia. La produzione dei pollicini per i centri storici non è mai partita e neppure il revamping dei mezzi già in circolazione.