Gli stati generali dell’editoria «siano l’occasione per affrontare i nodi del settore a partire dal lavoro». Raffaele Lorusso, segretario generale del sindacato dei giornalisti Fnsi, accoglie l’invito del governo per il convegno del prossimo 25 marzo ma avverte anche che «a partire dalla giornata inaugurale i giornalisti siano messi nelle condizioni di seguire e documentare i lavori» e che dal tavolo «arrivi l’impulso a calendarizzare la proposta di legge per la cancellazione del carcere per i cronisti e per il contrasto alle querele bavaglio».

Il sindacato si presenta all’appuntamento con le migliori intenzioni: «Da questo passaggio fondamentale per il mondo dell’informazione – spiega ancora Lorusso – ci auguriamo che possa partire l’impulso decisivo per mettere a punto norme di contrasto del lavoro precario, vera emergenza del settore, e di sostegno all’occupazione».

A cominciare dalla «ridefinizione del fondo per l’editoria, la cui cancellazione (dal 2022, ndr) è stato un colpo mortale al pluralismo, all’occupazione e al diritto dei cittadini a essere informati».

Il paradosso di un convegno a inviti tenuto a porte chiuse e senza streaming sarebbe clamoroso per paladini della trasparenza come i pentastellati.

Anche il direttivo di Stampa romana e l’Associazione Stampa parlamentare hanno espresso a Crimi la preoccupazione per l’attuale impossibilità di seguire i lavori.

Come riportato da Prima comunicazione, lo staff di Crimi ha fatto sapere che finora è «impossibile accreditarsi, entra soltanto chi ha ricevuto l’invito dalla Presidenza del Consiglio». La motivazione? «Sono stati invitati solo i presidenti delle varie categorie e i rappresentanti della filiera dell’editoria… la sala è troppo piccola».

Impreparazione o scelta politica che sia, non è escluso che nei prossimi giorni, finalmente, venga consentito l’accredito come in ogni evento pubblico organizzato da Palazzo Chigi.

La tagliola pentastellata contro i giornali intanto va avanti inesorabile.

Ieri è caduto anche uno degli ultimi sostegni indiretti rimasti alla carta stampata: nel 2019 non è stato rifinanziato il bonus per la pubblicità incrementale e dunque al momento anche questo modesto incentivo al riequilibrio delle risorse pubblicitarie (che per il 51% vanno alle tv) è stato tagliato.

Intanto il sottosegretario, presente ieri alla firma della collaborazione tra media di stato cinesi con i gruppi Sole 24 ore e Class, è tornato a dare consigli agli editori apprezzando i «supermercati di contenuti offerti dai colossi del web» come Facebook, Netflix e Spotify: «Oggi siamo abituati a trovare tutto ciò che ci interessa in un unico luogo. Forse anche nell’informazione dovremmo cercare di offrire il pluralismo con la possibilità di un accesso facile e complessivo».

A margine, Crimi ha infine aperto a «un tavolo separato nell’ambito degli Stati generali sull’editoria proprio per accelerare le iniziative per la salvaguardia dell’Inpgi» anche se ha avvertito: «La questione va affrontata nel complesso, non solo sotto il profilo dell’aumento dei versamenti».

Aggiornamento del 21 marzo ore 17

La presidenza del consiglio ha aperto le procedure di accredito a giornalisti, fotografi e operatori.