Ieri, in pratica, la Crimea si è dichiarata territorio russo: servirà un referendum, il 16 marzo, per ratificare la decisione del Parlamento, mentre la Duma starebbe lavorando a un decreto che dovrebbe consentire l’intera operazione. Da Kiev, invece, la Verkhovna Rada (il parlamento ucraino) ha deciso di iniziare l’iter per sciogliere il parlamento della Crimea.

Sembrava che la situazione ucraina, per quanto in uno stato di tensione, stesse via via procedendo verso una forma più negoziale,nonostante la frattura tra Russia e resto del mondo rimanesse forte e potenzialmente portatrice di nuovi momenti di crisi. Invece ieri dalla Crimea è arrivata una nuova ondata di eventi che ha finito per rafforzare la sensazione che la situazione possa a questo punto degenerare. E ieri, i servizi segreti ucraini hanno arrestato Pavel Gubarev, l’autoproclamato governatore filorusso di Donetsk.

Come annunciato nei giorni scorsi, nell’immediato post conquista del potere da parte della piazza a Kiev, la regione autonoma aveva sottolineato in modo netto la propria predilezione per un avvicinamento alla Russia, sconfessando l’operato del nuovo governo di Yatseniuk. Immediati erano stati gli appelli alla difesa di Mosca, nei confronti dei cittadini russi, e fin da subito si era parlato di un referendum capace di ampliare ancora di più l’autonomia della penisola. Ieri è arrivata la conferma, già annunciata nei giorni precedenti: il 16 marzo si svolgerà il referendum sul futuro status della penisola. Nelle settimane scorse la data prescelta era stata il 30 marzo, in ogni caso prima delle elezioni presidenziali a Kiev, che potrebbero anche mutare i rapporti di forza tra i partiti al momento al governo (per lo più Patria di Tymoshenko e gli ultra nazionalisti, compresi i neonazi di Svoboda).

La questione vera è su cosa verterà il referendum, perché ieri il parlamento della Crimea, dominato dai filorussi, ha votato all’unanimità in favore dell’adesione alla Russia, formalizzando al contempo la convocazione del referendum che dovrà confermare o meno la decisione. Il voto appare scontato, mentre hanno pesato non poco le parole di Rustam Temirgaliev, vice premier della Crimea, secondo il quale ogni esercito non russo sul territorio sarà considerato «nemico», con un chiaro riferimento a quello ucraino. Come sottolineato dal corrispondente del Guardian, «L’Ucraina ha un certo numero di basi militari in Crimea che sono da giorni sotto assedio di volontari locali armati e dell’esercito russo. La Russia ha negato che le sue truppe siano coinvolte nella regione nonostante molte prove abbiano diffuso il contrario».

E i soldati ucraini nelle basi sarebbero sotto pressione, perché invitati a disertare. Nel frattempo, il Consiglio di sicurezza nazionale russo si è riunito per valutare la situazione in Ucraina anche alla luce della decisione del parlamento della Crimea di indire un referendum per far aderire la penisola alla Russia, secondo quanto affermato dal portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov. Alla riunione erano presenti anche Vladimir Putin e Dmitri Medvedev. Una situazione molto complicata e dalle conseguenze rischiose. Tanto che il resto del mondo ha dichiarato «illegale» il referendum proposto dal parlamento della Crimea.

Naturalmente è illegale per Kiev. Yasteniuk lo ha definito «illegittimo e senza basi giuridiche», aggiungendo: «Rifiutiamo il separatismo. La Crimea era, è e sarà parte integrante dell’Ucraina». Per fare capire che non si tratta solo di minacce, la giustizia ucraina ieri ha emesso mandati d’arresto per il premier e per il presidente della Rada della Crimea, Serghii Aksionov e Vladimir Kostantivov. I due, il cui potere non è riconosciuto da Kiev, sono a capo delle istituzioni della penisola che stanno avvicinando sempre di più la penisola alla Russia. Rischiano 10 anni per «per azioni volte a cambiare il regime costituzionale o a prendere il potere con la forza». Analoghi a quelli di Kiev, i commenti europei. Merkel ha specificato che il referendum sarebbe «illegale e incompatibile con la costituzione ucraina e aggrava nuovamente la situazione». E a confermare il clima, secondo le agenzie, la televisione della Crimea sarebbe stata occupata da forze filorusse.