«I dati preliminare mostrano un considerevole calo della capacità di vaccinati o guariti di respingere la variante Omicron. Servono altri dati per poter determinare il livello di immunità fornito dai vaccini contro la variante»: il capo della strategia vaccinale dell’Ema, Marco Cavaleri, ieri ha tirato le somme su quanto sta accadendo. Non ci sono dati sufficienti sull’impatto dell’Omicron sulle immunizzazioni. È presto anche per stabilire se servirà adattare i vaccini attuali contro questa variante, «più trasmissibile ma per ora con effetti lievi. La situazione epidemiologica in Europa è ancora estremamente preoccupante a causa della diffusione della variante Delta» ha sottolineato. Sulle immunizzazioni dei bambini, Cavalieri ha sottolineato: «Le infezioni e i ricoveri nella fascia 5 – 11 anni sono in aumento negli ultimi mesi».

Il direttore generale dell’Aifa, Nicola Magrini, in audizione in commissione Sanità ieri al Senato, ha spiegato: «C’è una incremento di casi tra i 5 – 11 anni, più che in qualsiasi altra fascia d’età. Le ospedalizzazioni si verificano in 6 casi su 1.000; in terapia intensiva il tasso è di 1,4 ogni 10mila. Sebbene l’infezione Covid abbia un decorso più benigno tra i bambini, in alcuni casi può sviluppare conseguenze gravi sia a breve che a lungo termine, ad esempio la sindrome multisistemica che può portare al ricovero in intensiva».

E ancora: «Gli studi sulla sicurezza delle vaccinazioni anti Covid nella popolazione 5 – 11 anni, sia nei 3.500 bambini vaccinati nella fase di sperimentazione sia nei 3,5 milioni già immunizzati in Usa, prevalentemente con una dose, dopo 16 giorni di osservazione dicono che non c’è stato nessun segnale di allerta della sicurezza, né casi di miocardite, che di solito compaiono 5 giorni dopo la vaccinazione». Ema ha reso note il 3 dicembre le evidenze sui rischi di miocarditi nella popolazione over 12 anni, un rischio molto raro per i vaccini a mRna: un caso ogni 20mila soggetti.

In quanto alla protezione dal virus, prosegue Magrini, «lo studio sul campione 5 – 11 anni ha mostrato un’efficacia comparabile a quella sugli adulti, del 90,7%, e anche la similitudine della risposta immunologica rispetto a quanto osservato nella popolazione 16 – 25 anni». L’immunizzazione dei più piccoli partirà il 16 dicembre: serviranno due iniezioni di Pfizer con dose pediatrica (pari a un terzo di quella somministrata agli adulti), la seconda a distanza di tre settimane. Per quanto riguarda la dose booster anche per i bambini, Magrini spiega: «Non se ne parlerà che tra alcuni mesi, è prematuro prendere ora una decisione. Eventualmente sarà in primavera inoltrata e speriamo di essere in una situazione migliore. Il modello teorico a cui probabilmente arriveremo può essere quello della vaccinazione contro l’influenza con richiami annuali».