Forse non saranno sardine ma solo kutum del Caspio, uno dei pesci più diffusi nel paese, ma il movimento giovanile di protesta in Russia si dimostra ogni giorno che passa reattivo e tenace. Ieri un pomeriggio un gruppo di attivisti ecologisti ha iniziato un presidio permanente nella centrale piazza Pushkin di Mosca per informare la cittadinanza sul progetto di costruzione nel paesino di Shyes, a cavallo tra la repubblica Komi e la provincia di Arkhangelsk, di una discarica della spazzatura della capitale.

«Staremo qui tutti i santi giorni dalle 9 alle 21 per creare consapevolezza su un progetto insensato e colonialista» ha affermato Anatoly Kutsenkov, uno degli organizzatori dell’iniziativa. Presa di sprovvista, la polizia inizialmente non è intervenuta. Solo nel tardo pomeriggio quando sono iniziati ad affluire, dopo la fine della giornata lavorativa, altri dimostranti, le forze dell’ordine sono iniziati i fermi e 4 persone sono stati arrestate con l’accusa di fomentare «manifestazioni non autorizzate».

Il progetto di trasportare via ferrovia per 1.200 chilometri l’immondizia di una città in cui risiedono oltre 13 milioni di abitanti in una zona dove la natura è incontaminata e la popolazione vive da sempre di caccia, pesca e raccolta di bacche, ha prodotto un grande movimento di opposizione.

Lo scorso ottobre la polizia è intervenuta nottetempo nel presidio permanente della popolazione davanti alla futura discarica, distruggendo le baracche degli attivisti. In seguito a ciò lo scorso a sabato malgrado i -20 gradi, a Siktyvkar, capitale di Komi, sono scese in piazza oltre 20mila persone per protestare contro l’azione delle forze dell’ordine.

L’iniziativa presa ieri a Mosca è la prima di solidarietà dei moscoviti nei confronti del movimento di Shyes che per compattezza e popolarità ricorda la lotta dei valsusini contro la Tav. Secondo Kutnezov il movimento di Shyes è sostenuto anche da molte associazioni sparse un po’ in tutta la Russia mentre ecoattivisti francesi sono presenti sul territorio di Komi sin da questa estate per aiutarne lo sviluppo.

Le proteste ecologiste stanno crescendo in tutta la Federazione malgrado i mass-media raramente ne parlino. Secondo gli autori del rapporto «Come i russi protestano», nel terzo trimestre del 2019 avrebbero avuto luogo più di 580 proteste in Russia su questioni riguardanti l’ambiente mentre dall’inizio dell’anno ne sono state contate 1443, un record, per l’ultimo decennio.

Secondo la sociologa Anna Ochkina che ha coordinato la ricerca, la forma del presidio a oltranza non autorizzato, come quello iniziato ieri a Mosca, sta diventando diffusissima nelle grandi città della Russia, soprattutto vicino alle fermate dei trasporti pubblici e nelle piazze del centro. «E nel 2020 le battaglie ambientali sono destinate a crescere ancora» dice Ochkina citando il recente caso della lotta contro un’altra discarica, nella città Karabanovo nella regione di Vladimir, dove a migliaia i cittadini si stanno mobilitando.