Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan insiste, difende il Def e la legge di Bilancio in preparazione, replica alle riserve sulla crescita avanzate da Banca d’Italia, Corte dei conti e Ufficio parlamentare del bilancio, non sposa la cautela che dovrebbero suggerire le ultime rilevazioni e analisi dell’Istat: «Il Pil programmatico – ribatte – non è una scommessa. È la stima dell’effetto che la manovra produce sul prodotto». Un obiettivo, aggiunge il ministro, «ottimistico secondo alcuni commentatori, ambizioso secondo altri», anche se «realizzabile».

Il governo conferma dunque la stima dell’1% di crescita del Pil per il 2017, anche se i principali istituti e le tendenze registrate dall’Istat non spingono oltre uno 0,6%-0,7%, e addirittura il Centro studi Confindustria si ferma allo 0,5%. La difesa del ministro, però, si basa sul ragionamento che è proprio la manovra – quella che lui stesso sta preparando e che dovrà essere presentata entro il 20 ottobre – a fare la differenza, valore aggiunto non calcolato da tutti gli altri soggetti in quanto mancavano delle misure previste nel dettaglio.

In audizione alla Commissione Bilancio della Camera, Padoan spiega che «il recupero dei livelli di prodotto pre-crisi si sta rivelando più lento delle attese», ma che l’«ambizione» sul Pil «è sostenuta in modo concreto da una manovra che dà un boost, una spinta alla crescita» con un effetto netto stimato in circa 7 miliardi di maggiore ricchezza prodotta, lo 0,4%. Senza manovra la crescita si sarebbe fermata allo 0,6%, afferma il ministro.

«La manovra – ha aggiunto subito dopo Padoan – è costruita con cura nella composizione che spesso è stata evocata dal presidente della Bce, e che ieri è stata richiamata durante l’audizione di Banca d’Italia, quale elemento cruciale di una strategia sostenibile per la crescita». Nessun «duello», comunque, del ministero dell’Economia con le istituzioni nazionali (Ufficio parlamentare del bilancio, Upb) e non (Commissione europea).

«Vorrei rassicurare il Parlamento che l’approccio del governo è sempre quello del dialogo, nessun braccio di ferro, nessuno scontro frontale», spiega il titolare di via XX Settembre, chiarendo che, in linea con l’approccio del dialogo non c’è «nessun piano B».

Incalzato poi sulla mancanza di documentazione aggiuntiva alla Nota di aggiornamento al Def, prevista dalla nuova riforma del Bilancio, Padoan ha spiegato che «è implicito che nel caso dell’Upb queste informazioni non erano disponibili, ma è chiaro che ci sono margini per chiudere questo gap nelle previsioni».

Tra le misure in arrivo, e che dovrebbero contribuire – secondo le stime del governo – a rinvigorire la crescita dell’ambito 0,4%, c’è la disattivazione del previsto incremento dell’Iva, il taglio dell’Ires al 24%, la spinta agli investimenti pubblici e privati riassunta nel piano Industria 4.0 presentate dal ministro allo Sviluppo Carlo Calenda: «Vi anticipo i due assi portanti della prossima legge di Bilancio – ha detto Padoan ai parlamentari – Disattivazione delle clausole di salvaguardia per 0,9 punti di Pil e nuove misure programmatiche per la crescita. Incentivi a investimenti, innovazione, ricerca e sviluppo; il supporto alle piccole e medie imprese, maggiori investimenti pubblici e supporto alla famiglia e alle pensioni basse».

Non crede a questo effetto boost della manovra l’opposizione. Per Stefano Fassina (Sinistra italiana) le stime macroeconomiche del governo sono «di fantasia», irrealistiche e con «numeri inventati». Definizione a cui reagisce il ministro: «Numeri inventati? Chiedo un po’ di rispetto per me e per i miei collaboratori», è la replica piccata di Padoan.

Contestazioni da Forza Italia, che ritiene «irrealizzabili» i numeri previsti dal governo, e anche dai Cinquestelle: «Si sono buttate decine di miliardi per misure che non generano alcun miglioramento dei nostri conti e men che meno nel livello di benessere dei cittadini – dice l’M5S – Il Jobs Act si sta trasformando in un LicenziAct. Gli 80 euro sono rimasti in tasca a chi li ha presi. E i veri investimenti pubblici, quelli nei settori produttivi che potrebbero aiutare il Paese, restano avvolti nella nebbia».

Tutta l’opposizione ha chiesto una nuova audizione di Padoan, visto che le previsioni dell’Upb continuano a non collimare con quelle governative, e il ministero ha spiegato che «illustrerà con ulteriori dettagli le ragioni e gli ambiti di intervento sottostanti le stime presentate nella nota di Aggiornamento al Def».

Il ministro dell’Economia ha comunque concluso l’audizione spiegando che «l’indebitamento netto e il deficit continueranno a scendere nel 2017», così come la pressione fiscale, «passata al 42,1% nel 2016 dal 43,6% del 2013».