In difesa del villaggio cristiano di Maaloula, a 50 km da Damasco, occupato e saccheggiato dalla milizie qaediste del Fronte al Nusra, è intervenuto anche il presidente libanese Michel Sleiman. Cattolico maronita, Sleiman ieri ha condannato come «vergognosi e incompatibili con lo spirito tollerante della religione», le violenze avvenute nella cittadina cristiana. Il presidente libanese ha denunciato gli attacchi alle chiese di Maaloula, che ha definito «simboli della civilizzazione», che rappresentano «lo spirito della pace e della tolleranza».

Ieri l’Esercito siriano, dopo la sconfitta subita sabato, ha lanciato un’offensiva per riprendere il controllo della cittadina nota anche perchè i suoi abitanti parlano l’aramaico, la lingua usata da Gesù Cristo e metà di pellegrinaggi di cristiani e musulmani (l’aramaico è la lingua più usata anche nei vicini villaggi sunniti Sarkha and Jabaadin).  E’ una zona ricca di storia e tradizioni ma tutto ciò non ha alcun peso per i qaedisti anti- Bashar Assad.  I miliziani hanno tagliato la gola ad alcuni abitanti e saccheggiato alcuni siti cristiani. Una suora del convento di Mar Tecla ha però smentito raid dei qaedisti nei monasteri.

L’Osservatorio siriano per i diritti umani, legato all’opposizione, riferiva ieri di almeno 18 qaedisti uccisi e altri 100 feriti negli ultimi combattimenti. Non sono note invece le perdite tra i soldati governativi. Molti abitanti di Maaloula sono scappati o sono rintanati nelle loro abitazioni in attesa che cessino i combattimenti. Non è chiaro se i governativi siano riusciti a riprendere il controllo del centro abitato.

Intanto attivisti dell’opposizione affermano l’aviazione ha effettuato nelle ultime ore attacchi vicino alla grande diga sul fiume Eufrate che, se dovesse cedere, provocherebbe l’inondazione della provincia settentrionale di Raqqa, controllata dai ribelli e dove, fra l’altro, a fine luglio è stato rapito dai qaedisti il gesuita Paolo Dall’Oglio.