L’occupazione continua a crescere anche nel secondo trimestre 2018, trainata dal lavoro a termine (in aumento ininterrotto dal secondo trimestre 2016); dal lavoro a chiamata o intermittente (+14,1% nel secondo trimestre 2018, ma +66,5% nel primo); lavoro in in somministrazione (in rallentamento rispetto al 2017). Secondo la nota congiunta pubblicata ieri dall’Istat, dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Inps, Inail e Anpal nel secondo trimestre 2018 è aumentato ancora il lavoro a tempo indeterminato, +53 mila, mentre quello a tempo determinato è aumentato di 34 mila unità. L’immagine di un mercato del lavoro dove prolifera l’attività precaria è confermata: l’aumento del lavoro dipendente a tempo determinato continua per il nono trimestre consecutivo (+361 mila unità). La crescita ha interessato soprattutto i servizi (+71 mila posizioni) e l’industria in senso stretto (+12 mila).

LA STRUTTURA del mercato conferma la divisione tra i generi e l’espansione dell’occupazione tra gli over 50, anche se in questo caso si registra un aumento dei disoccupati. Il tasso di occupazione destagionalizzato è risultato pari al 58,7%, in notevole crescita (+0,5 punti percentuali) rispetto al trimestre precedente, l’aumento interessa tutte le classi di età (anche a livello tendenziale). Rimangono tuttavia inalterati i divari di genere riguardo ai tassi, con andamenti simili degli indicatori per uomini e donne. Tra i giovani di 15-34 anni prosegue il calo tendenziale del numero dei disoccupati (-6,4%, -86 mila unità) e quello sia tendenziale sia congiunturale del tasso di disoccupazione (-1,4 punti e -0,6 punti rispettivamente). Nella classe di età 35-49 anni, torna a crescere il numero di occupati rispetto al trimestre precedente (+0,3 punti), ma questa fascia di età – tra le più colpite dalla crisi – conferma le sue sofferenze se calcolata sull’anno. Prosegue, infine, la crescita del numero di occupati e del tasso di occupazione tra gli over50, soprattutto in termini tendenziali. In questa fascia di età si riscontra l’incremento del numero di disoccupati, a cui corrisponde l’aumento del tasso di disoccupazione in entrambi i confronti. La situazione resta incerta: a luglio si è registrato un calo di occupati di 28 mila unità su base mensile ma con -44 mila dipendenti permanenti.

IERI L’ISTAT ha pubblicato anche i dati sul fatturato e gli ordinativi dell’industria a luglio. Le vendite hanno registrato un calo dell’1% rispetto a giugno (mese nel quale si era già verificato uno stop, -0,3%), mentre gli ordini hanno registrato un arretramento del 2,3%, dopo la flessione dell’1,5% registrata a giugno. Su base tendenziale il fatturato cresce del 2,9% su luglio 2017 (dato corretto per i giorni lavorativi) mentre nei primi 7 mesi 2018 (dati grezzi) l’avanzamento è del 4,8% sullo stesso periodo del 2017. Nei primi 7 mesi aumentano anche gli ordini (+4,3%).

LA CRESCITA DEL PIL è in rallentamento (+0,2% in termini congiunturali e +1,2% su base annua) rispetto al ritmo registrato nei due trimestri precedenti. E le previsioni non sono rosee per l’anno prossimo. Segnali non confortanti in vista della manovra dove si assiste allo scontro tra chi, come il ministro dell’economia Tria, vuole mantenere il rapporto deficit-Pil all’1,6 e chi, come il vice-premier Di Maio e altri esponenti della maggioranza gialloverde vorrebbe ancora arrivare a sfiorare il 3%. m.p.