Per l’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane la letalità del Covid-19 si è ridotta da fine giugno al 24 settembre. Se fino a quattro mesi fa morivano quasi 14,5% pazienti fino alla settimana scorsa è morto l’11,8% dei contagiati. Questa circostanza «si accompagna anche a una minore complessità dei pazienti contagiati, che sono mediamente più giovani di quelli osservati nella prima fase». La crescita più lenta dei contagi rispetto al recente passato «può far supporre anche una minore aggressività del virus, ma si tratta di un’ipotesi che andrà verificata dalla comunità scientifica».

LA STORIA dell’epidemia negli ultimi otto mesi è stata così riassunta dall’approfondimento diffuso ieri. La Lombardia e il Piemonte che nella prima fase della pandemia, da febbraio a giugno, sono state colpite più violentemente dai contagi, nella seconda fase presentano un incremento mediamente più limitato dei nuovi contagi. L’aumento dei nuovi casi nel periodo considerato è, rispettivamente, del 14,6% e 11,5%. Al contrario, Sardegna, Campania, Lazio e Sicilia sono le regioni che stanno sperimentando un andamento preoccupante dei contagi giornalieri, come dimostrano gli incrementi più elevati rispetto al resto delle regioni, 154,2%, 140,7%, 90,8% e 83,8% rispettivamente. Numeri che «suggeriscono come la fase che stiamo vivendo non sembra avere le stesse caratteristiche di quella precedente». In Campania la media dei contagiati era pari a 67 casi nei primi sessanta giorni della pandemia (dal 24 febbraio al 23 aprile), mentre negli ultimi sessanta giorni (dal 27 luglio al 24 settembre) è salito a 102. In Sardegna nello stesso periodo si è passati da 21 a 35 casi medi giornalieri, nel Lazio da 101 a 110 e in Sicilia da 49 a 53. Ad allarmare è anche il fatto che «in queste regioni si riscontra anche un numero più basso di persone sottoposte a test»: 11,7 per 100 abitanti nel Lazio, 9,3 in Sardegna, 6,7 in Sicilia e 6,1 in Campania. La letalità continua a restare tra le più basse: 4,1 decessi ogni 100 contagiati in Campania, 4,3 in Sicilia, 4,6 in Sardegna e 5,9 nel Lazio, rispetto a una media italiana di 11,8. L’aumento dei nuovi contagi iniziato durante l’estate, dopo il declino della prima fase, non sta però seguendo lo stesso andamento della fase precedente. La sua dinamica appare meno sostenuta.

NELLA PRIMA FASE dell’epidemia «sono state molto numerose le persone positive al Covid-19 non intercettate dal sistema di sorveglianza – ha sostenuto il direttore scientifico dell’osservatorio Alessandro Solipaca – Ciò ha favorito la circolazione di molte persone in grado di trasmettere il virus al resto della popolazione». Secondo i dati pubblicati agli inizi di agosto dell’indagine campionaria svolta dall’Istat attraverso test sierologici è stato stimato che il numero di contagiati al 27 luglio era di circa 1 milione e mezzo di persone, pari al 2,5% della popolazione. Queste persone hanno sviluppato gli anticorpi. Tale prevalenza è superiore di circa 6 volte rispetto ai casi notificati. Questo significa che il numero dei contagiati è stato sottostimato. Solo il 27,3% dei positivi era asintomatico, mentre il 66% era positivo e ha dichiarato di aver avuto i sintomi riconducibili al virus.

«IN CONFRONTO a molti altri paesi l’Italia si è dimostrata più efficace nella prevenzione del contagio, avendo fatto tesoro dell’esperienza vissuta nella prima parte della pandemia. Tuttavia deve mantenere alta l’attenzione e intervenire con tempestività nei territori che mostrano un rialzo dei contagi – ha commentato Walter Ricciardi, direttore dell’Osservatorio – L’esperienza suggerisce la necessità di mettere in piedi un sistema di sorveglianza sanitaria in grado di intercettare e quindi attivare precocemente gli interventi più idonei per arginare crisi sanitarie come quella che stiamo vivendo».Secondo il bollettino del ministero della Salute i casi positivi al Coronavirus ieri sono stati 1.851 con 105.564 tamponi circa 15mila in più rispetto all’altroieri, i decessi sono stati 19, cinque in meno rispetto all’altro ieri.