Secondo un titolo a tutta pagina del quotidiano La Verità, è stata «Bocciata la cura Speranza». Sul sito del giornale si va oltre: «La “cura” Speranza fa morti». Lo spunto arriva da uno studio del Journal of Medical Virology che «demolisce la vigile attesa con paracetamolo», cioè il protocollo consigliato per affrontare i sintomi lievi del Covid.

L’articolo scientifico, dunque, darebbe ragione ai fautori delle “terapie domiciliari”, le cure alternative prescritte a distanza da un nutrito gruppo di medici di base fuori da ogni linea guida. Sui social, dove le cure alternative trovano proseliti, si torna a gridare al complotto, e stavolta con il supporto della scienza.

LE COSE NON STANNO esattamente così. Innanzitutto, gli autori dello studio non hanno un solido curriculum nel campo della virologia o dell’infettivologia. Al contrario, Sergio Pandolfi, Vincenzo Simonetti, Giovanni Ricevuti e Salvatore Chirumbolo hanno legato il loro nome a pratiche mediche molto controverse come l’”ozonoterapia”: un trattamento proposto per la cura di tantissime patologie – dal cancro al diabete e persino al Covid – ma su cui la comunità scientifica nutre forti dubbi, per usare un eufemismo. Chirumbolo vanta anche una lunga militanza nel campo dell’omeopatia, da cui oggi si è allontanato.

INOLTRE, il Journal of Medical Virology è la 28a rivista per autorevolezza (su 36) del suo settore, secondo l’accreditata classifica Clarivate: bizzarro che una scoperta così importante sia pubblicata su una rivista di terza fila. E infatti non c’è nessuna scoperta. Lo studio di cui parla La Verità non porta alcun dato nuovo e si limita a citarne altri già noti (e parecchio discutibili). In particolare, gli autori menzionano quello dell’istituto Mario Negri di Milano, in cui 90 pazienti trattati a casa secondo le linee guida ufficiali sono stati confrontati con altrettanti pazienti seguiti con un protocollo innovativo basato sugli anti-infiammatori.

La ricerca del «Mario Negri», pubblicata a maggio e circolata moltissimo nei gruppi delle terapie domiciliari, non rispettava gli standard scientifici più rigorosi nel campo della ricerca farmacologica. Il campione considerato era esiguo, e non prevedeva alcuna «randomizzazione in doppio cieco». Cioè, i pazienti appartenenti ai due gruppi non erano scelti a caso, all’insaputa loro e dei medici, e sottoposti parallelamente ai due protocolli, come si fa negli studi clinici più seri. I due campioni si riferivano addirittura a ondate pandemiche diverse.

Inoltre, secondo quanto riferiva lo stesso «Mario Negri», i pazienti coinvolti nei due gruppi erano guariti in media nello stesso tempo. La sola differenza significativa riguardava il tasso di ospedalizzazione dei pazienti anziani, inferiore con il protocollo innovativo. Ma trattandosi di solo 13 pazienti su 180 poteva essere dovuta a moltissimi altri fattori.

SULLA BASE di quell’unica ricerca è impossibile stabilire se l’uso di tachipirina o di anti-infiammatori abbia effetto sul decorso della malattia o ne attenui semplicemente i sintomi. Gli stessi autori concludevano che prima di raccomandare cure diverse da quelle ufficiali «sarebbero necessarie ulteriori ricerche».

A leggere La Verità e lo studio di Pandolfi e colleghi si direbbe che il ministero della Salute abbia deliberatamente ignorato ipotesi diverse da «tachipirina e vigile attesa». E invece no: già da novembre 2020 la cosiddetta “cura Speranza” ufficiale include gli stessi anti-infiammatori citati dallo studio del Mario Negri (e altri più affidabili), in alternativa al paracetamolo.

SUI SOCIAL NETWORK ora circolano messaggi come «Ci sono morti da tachipirina e vigile attesa», «La scienza degli incompetenti prezzolati ha sulla coscienza una strage», «Viva i veri medici che hanno curato e guarito migliaia di malati infischiandosene del protocollo criminale!». Sono reazioni irrazionali ma da non demonizzare perché fondate su due fattori più reali della presunta «lobby del paracetamolo».

Il primo riguarda l’impreparazione della sanità territoriale di fronte al Covid, con molti malati morti senza nemmeno un tampone nei momenti più drammatici della pandemia: ancora oggi, è quel disastro a spingere le persone verso cure alternative. La seconda, ed è la verità più dura da digerire, è che oggi una cura contro il coronavirus semplicemente non esiste.