L’Italia si è unita al gruppo di paesi nel mondo che può vantare di avere portato un suo vaccino alla Fase 1 della sperimentazione clinica. Senza che mancasse una buona dose di sciovinismo, ieri mattina i responsabili scientifici dello Spallanzani di Roma, assieme al presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti e al suo assessore della sanità Alessio D’Amato, annunciavano con molta soddisfazione che alla prima persona volontaria era stata inoculata una dose del vaccino sperimentale.

Il vaccino, messo a punto, prodotto e brevettato dall’azienda biotech ReiThera di Castel Romano grazie a un finanziamento di 3 milioni di euro del Ministero della ricerca e 5 da parte della Regione Lazio, si basa su un’idea simile a quella del vaccino che sta già sperimentando l’università di Oxford.

Si tratta di un vaccino basato su una versione attenuata dell’adenovirus del raffreddore comune degli scimpanzé. Il virus è modificato geneticamente per impedire la sua replicazione e trasporta all’interno dell’organismo le istruzioni genetiche necessarie a codificare per una proteina specifica, la proteina S, quella che forma le spicole, o spikes, che danno al virus la sua particolare forma, e che costituiscono la chiave molecolare che permette al virus di entrare nelle cellule umane. La proteina dovrebbe essere sufficiente a far scattare la risposta immunitaria necessaria alla protezione contro l’infezione.

Secondo una nota stampa della stessa ReiThera, il vaccino in fase preclinica aveva già dimostrato di essere sicuro e in grado di generare una risposta immune in topi. L’obiettivo della Fase 1 della sperimentazione è valutare la sicurezza e l’immunogenicità di questo vaccino sperimentale in 90 volontari e volontarie sani che riceveranno un’unica dose del vaccino e saranno divisi in due coorti di 45 pazienti ciascuna: fra i 18 e i 55 anni e fra i 65 e gli 85 anni.

Ogni gruppo verrà diviso in tre sottogruppi di 15 persone, ciascuno dei quali riceverà dosi crescenti del vaccino che aiuteranno a valutare le dosi necessarie per generare la risposta immunitaria.

Qualche settimana fa erano stati più di 5000 i volontari che si erano presentati per la sperimentazione. Ciascuno dei 90 volontari verrà seguito per 12 settimane e permarranno allo Spallanzani durante le prime quattro ore dopo aver ricevuto il vaccino.

L’ottimismo, come d’uopo, regna sovrano: Zingaretti ha promesso che sarà un vaccino pubblico, mentre il direttore sanitario dell’Istituto Francesco Vaia assicurava che dopo aver superato la fase 2 e 3 che dovrebbe essere portata a termine in un paese con un gran numero di casi («in un paese dell’America Latina dove il virus è in crescita»), «se tutto avviene nei tempi programmati» addirittura si potrebbe avere un vaccino commerciale entro la primavera, ha detto.

Il direttore scientifico dell’istituto Giuseppe Ippolito ha invece aggiunto che «l’Italia con questo vaccino entra da protagonista nella guerra dei vaccini, non per arrivare prima ma per arrivare meglio e mettere il paese in un sistema di parità. Perché avere un vaccino italiano significa non essere schiavi e servi di altri paesi che diranno ‘io prima’», ha affermato.

A fermare però ogni entusiasmo è comunque arrivata una preoccupante notizia da Hong Kong: un trentatreenne sarebbe stato infettato due volte dalla Covid-19, una prima volta (con sintomi leggeri) a marzo, e quattro mesi e mezzo dopo un viaggio in Spagna (senza sintomi). I ricercatori hanno analizzato il virus delle due infezioni e per la prima volta sono sicuri che si tratti di due infezioni diverse, mentre finora non era stato documentata in maniera univoca alcuna reinfezione. Se fosse vero, questo metterebbe in dubbio l’efficacia di una risposta immunitaria a largo termine di un eventuale vaccino.

Sempre ieri era poi il direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus a mettere in guardia contro “il nazionalismo dei vaccini”, che “aiuta solo il virus”, ha detto, ricordando sono già 172 i paesi che partecipano al sistema COVAX, messo a punto dalla stessa Oms per coordinare gli sforzi, soprattutto nel momento della produzione del vaccino, contro la Covid e garantire un acceso equitativo al farmaco.