“Abbiamo fatto quello per cui siamo venuti qui, e molto altro ancora”, ha detto Donald Trump martedì pomeriggio nel discorso di addio che finalmente si è convinto a fare. “È stato più o meno cosí orribile come ce l’eravamo immaginato” ha commentato di Twitter il giornalista e scrittore Chris Hayes.

Il discorso provocatorio e senza alcun rimorso di Trump è stato corrente con la sua persona e con ció che ha mostrato di sé in questi anni alla Casa Bianca. The Donald ha dichiarato di avere “affrontato delle dure battaglie” e ha giurato ai suoi supporter che “il movimento che abbiamo iniziato è solo all’inizio”.

Il termine più usato durante i quali 30 minuti di discorso è stato “miracolo”, dipingendo una presidenza impeccabile, costellata di successi inanellati uno dietro l’altro, gestione della pandemia inclusa. Il nome di Biden non è stato fatto nemmeno per sbaglio.

LE ULTIME ORE

Trump ha trascorso la sua ultima giornata intera in carica, nello stesso modo in cui ha trascorso molti dei suoi 1.460 giorni precedenti da presidente: rimuginando su ingiustizie immaginarie, tramando vendette contro presunti nemici e cercando modi per massimizzare il suo potere.

Le stesse anomalie che avevano favorito l’ascesa politica di Trump, galvanizzando i suoi seguaci e diventando i segni distintivi del suo turbolento e unico mandato, alla fine della sua presidenza, lo hanno reso un personaggio sminuito.

Dopo aver invaso per 5 anni il ciclo delle notizie, e di fatto dettato i ritmi delle vite degli americani a colpi di tweet, The Donald ha trascorso gli ultimi giorni nascondendosi.

IL PRESIDENTE IN DENIAL

Secondo i collaboratori rimasti che ormai parlano sempre più liberamente con i media Usa, nelle due settimane successive alla rivolta, Trump è stato piú che riluttante nel convocare una riunione finale del gabinetto, una conferenza stampa o un briefing conclusivo sul coronavirus, perché degli eventi pubblici e finali avrebbero ricordato alla gente la sua imminente uscita.

Il tycoon ha ordinato al suo staff di non ammettere membri dei media nemmeno per gli eventi cerimoniali, come l’assegnazione della medaglia presidenziale della libertà o altri riconoscimenti simili e simbolici.

La Casa Bianca si prepara per l’inaugurazione, fpto AP Photo/David Phillip

Ma c’è anche un altro motivo per cui Trump non ha tenuto eventi pubblici nei suoi ultimi giorni, ed è perché chi gli sta intorno l’ha ritenuto troppo instabile per lasciarli interagire con i giornalisti. Secondo un funzionario della Casa Bianca che ha parlato con il Washington Post, Trump “semplicemente non è in uno stato in cui le interazioni andrebbero a finire bene. Passa dal fantasticare una vita da pensionato sui campi di golf della Florida, al chiedere se non c’è proprio niente da fare per restare in carica”.

LA GRAZIA CHE NON C’È

Nelle sue ultime ore da presidente, Trump si è concentrato sulla massimizzazione di uno dei pochi poteri unilaterali ancora a sua disposizione: la concessione della grazia presidenziale.

Negli ultimi giorni ha passato ore a decidere chi perdonare e per quali crimini, facendo domande dettagliate sui candidati e chiamando personalmente i familiari di coloro che ha selezionato.

Fino alla sera inoltrata di martedì, però, non si è ancora saputo niente.