Le urla demoniache feriscono le orecchie, si percepiscono ovunque su Marte e oltre, all’inferno. Non c’è mai stasi nel nuovo Doom, uscito per Playstation 4, XBox One e PC. L’immobilità, l’indecisione e la lentezza del movimento significano la morte per Game Over truculento. Nulla di nuovo, per fortuna, perché Doom ripristina la dinamicità spietata degli sparatutto delle origini, ed esige un rapporto di precisione assoluta tra sguardo e azione che non nega il sorgere del panico nel giocatore, anzi lo provoca in continuazione.

In questo caso la frenesia della distruzione e la tensione adrenalinica favoriscono una super-lucidità che consente di sopravvivere agli assalti spietati dei nemici. Contro il caos ci vuole un atteggiamento caotico , così che l’alterazione quasi allucinatoria suscitata delle continue sparatorie diventa una routine e realizziamo di avere raggiunto una quiete apollinea dopo il ludibrio dionisiaco, vincendo sull’incubo.

Doom esige un pensiero strategico ipercinetico, parallelo all’abilità agonistica con cui si arriva a gestire la mattanza di centinaia di creature oscene che ci vogliono massacrare con una violenza a cui dobbiamo rispondere con crudeltà ancora superiore, in questo sorprendente manicomio fantascientifico concepito da Id Software. Videogioco per gli esperti hardcore di un genere che negli anni si è ammorbidito, Doom è tuttavia consigliabile anche a coloro che non hanno vissuto i fasti dello «sparatutto» classico oppure non lo hanno mai amato.

Questo perché vi si intuiscono la purezza e la grandezza di un genere che ha fatto la storia e vi è proposta una sfida elettrizzante che dopo numerose ore si termina con compiacimento e con un sospiro di sollievo, per essere infine sfuggiti vittoriosi da questo delirante e pazzescamente controllato pandemonio.