Non si arriva alla riserva Karen Mogensen, per caso. Dalla cittadina di Jicaral, che si tuffa nella costa pacifica della Costa Rica, bisogna raggiungere il paese di San Ramon de Rio Blanco, una dozzina di case perse nel bel mezzo della penisola di Nicoya. Da qui, ci si inerpica per un paio di ore su un ripido sentiero, superando i tanti guadi che nella stagione umida rendono improbo raggiungere il rifugio Cerro Escondido, base operativa della riserva gestita dall’associazione Asepaleco.

ATTORNO, LA FORESTA TROPICALE è talmente fitta che a malapena si intravede l’azzurro del cielo. «E’ difficile crederlo, ma sino a vent’anni fa, qui non c’era un solo albero. Avevano deforestato tutto e ci pascolavano le mucche. La foresta si è ripresa il suo spazio naturale solo dopo che abbiamo istituito la riserva» spiega Dario Sonetti, direttore della stazione biologica Italia – Costarica, oltre che docente all’università di Modena e Reggio Emilia.

SONETTI, IN COLLABORAZIONE con un gruppo di Guardie Ecologiche Volontarie (Gev) di Modena, ha avviato proprio qui, nel ’96, il primo progetto di riforestazione di 960 ettari di terreno, dedicandolo alla memoria dell’ambientalista danese Karen Mogensen. Arrivata in Costa Rica sul finire degli anni ’50, la Mogensen, assieme al marito Nicolás Wessberg, aveva dato vita alle prime battaglie in difesa dell’ambiente, realizzando oasi naturali e riserve protette in aree altrimenti destinate alla deforestazione a scopo di lucro, per ricavare legname pregiato o far spazio a monocolture intensive. Nicolás fu ucciso nel 1975. Il suo corpo fatto a pezzi fu ritrovato nella foresta di Corcovado. Una lapide che ricorda il suo impegno è stata sistemata a Playa Pedra Colorada, dove viveva con la moglie.

GLI AMBIENTALISTI CHE RAGGIUNGONO questa spiaggia, commemorano il sacrificio di Nicolás impilando qualche pietra a formare piccole piramidi accanto alla stele. Ma è anche grazie a Karen Mogensen e Nicolás Wessberg che oggi la Costa Rica è uno dei Paesi più verdi della terra con ben 63 tra riserve integrali ed aree protette che coprono oltre il 25% del territorio. L’abolizione dell’esercito, sancita dalla Costituzione approvata dopo la sanguinosa guerra civile del 1948, ha permesso alla Costa Rica di investire in istruzione – nel Paese sono attive ben 39 università – e nella tutela dell’ambiente. Il Paese detiene un tasso di alfabetizzazione pari al 97,7%, assieme a Cuba, è uno dei più alti dell’America Latina.

SU QUESTA PICCOLA NAZIONE A CAVALLO di due oceani, si trova la più alta densità di biodiversità del mondo: il 5% globale su un 0,5% di terre emerse del pianeta. Un primato messo in serio pericolo dall’avanzare dei cambianti climatici. «Se l’aumento della temperatura arriverà a due gradi, si verificherà una perdita del 14% di specie viventi – spiega il meteorologo Luca Lombroso -. In queste foreste sono presenti specie ancora sconosciute. Rischiamo seriamente di non sapere nemmeno che siano mai esistite. Riuscissimo nel più ambizioso proposito di contenere l’aumento entro il grado e mezzo, la perdita sarebbe comunque pesante ma limitata ad un 7%»

LUCA LOMBROSO, METEOROLOGO AMPRO, gestisce una stazione meteorologica dotata di webcam sistemata nel cuore della riserva Karen Mogensen grazie al progetto Climbio – Clima e Biodiversità – svolto nel 2016. Grazie a questa iniziativa, un gruppo di ricercatori italiani coordinato da Dario Sonetti, ha effettuato un primo inventario delle specie viventi presenti nella riserva.

«I DATI MONITORATI DALLA NOSTRA stazione hanno dimostrato ancora una volta che i danni provocati dall’emissione di gas serra sono già presenti nell’atmosfera e sono difficili da gestire – continua Luca Lombroso -. Non posso sapere come andrà a finire ma è certo che dobbiamo assolutamente evitare di entrare negli scenari catastrofici di inazione che prospettano un aumento di temperatura globale di 4 o 5 gradi. In questo caso si verificherebbe la scomparsa di oltre il 50 di specie viventi». Uno scenario che la banca mondiale ha definito «incompatibile con la civiltà globale interconnessa». Come dire che tra le specie destinate all’estinzione potrebbe esserci anche l’homo sapiens.

UNA ESTINZIONE IN CUI LA DEFORESTAZIONE operata dall’uomo gioca un ruolo cruciale. Per questo si è costituita in Italia l’associazione Foreste Per Sempre che ha preso a cuore aree strategiche da riforestare in tutta la terra, dal Centro America al Madagascar. In Costa Rica l’associazione ha contribuito a preservare la riserva Mogensen e sta raccogliendo fondi per il progetto Una nuova foresta per Karen. Lo scopo è estendere l’area protetta acquisendo terreni confinanti ora in stato di abbandono o di agricoltura di sussistenza. Nel progetto viene coinvolta la popolazione locale e tutelata la biodiversità. I donatori ricevono un attestato comprovante l’area così protetta. E’ stato calcolato che ogni albero protegge 1000 insetti, due anfibi, un uccello e un piccolo mammifero. E assorbe 10 kg/anno di CO2.

UN OBIETTIVO FUTURO E’ QUELLO di potenziare la stazione meteorologica con una torre attrezzata per di effettuare misure di CO2 su più livelli, per comprendere il comportamento delle foreste di fronte ai cambiamenti climatici globali. «I dati che ci ha fornito la stazione hanno confermato la correlazione tra l’aumento globale di Co2 ed i cicli anomali delle temperature del Pacifico tropicale de El Niño e La Niña che innescano fenomeni atmosferici estremi. – spiega il meteorologo -. Fenomeni la cui portata è difficile comprendere a mano di non trovarcisi in mezzo. Dopo la prima spedizione per costruire la nostra stazione meteo, nel 2016, mi trovavo all’aeroporto di San Josè e tutti i voli erano stati cancellati per l’arrivo dell’uragano Otto. La Costa Rica ha gestito bene l’emergenza, chiudendo scuole e uffici e diffondendo allarmi meteo. Ma viaggiatori e tour operator erano arrabbiatissimi per le cancellazioni di voli. Per chi non è informato, è difficile rendersi conto della dimensione apocalittica di questi fenomeni. Eppure, di fronte a questi eventi estremi che saranno sempre più frequenti nel nostro futuro, bisogna cominciare a pensare che è più importante tutelare la vita umana che il turismo di massa».

LA RIFORESTAZIONE GIOCA UN RUOLO determinante non soltanto nel difenderci da questi fenomeni violenti ma anche nel combattere l’inquinamento atmosferico. «L’aria che respiriamo nella riserva di Karen Mogensen è tra le più pulite del mondo – conclude Lombroso-. La centralina ha misurato quantità di Pm10 inferiori a 2 microgrammi a metro cubo. A Modena, tanto per fare un esempio, si respira un’aria malsana con oltre 70 micro grammi al cubo. Dove non ci sono emissioni, l’inquinamento non c’è».

LE FORESTE CI SALVERANNO? «Senz’altro. Le foreste sono una imprescindibile parte della soluzione. Vanno ampliate per assorbire le emissioni di CO2 ma da sole non saranno sufficienti se non abbandoneremo definitivamente le energie fossili».