Secondo Alba Rohrwacher, la scommessa di Hungry Hearts di Saverio Costanzo – per cui lei e il coprotagonista Adam Driver hanno ricevuto la Coppa Volpi allo scorso festival di Venezia – era di fare in modo che il pubblico volesse bene alla protagonista, Mina. Italiana trapiantata a New York, Mina (Rohrwacher)si innamora di Jude (Driver), rimane incinta e lo sposa. Ma col procedere della gravidanza la ragazza comincia a essere ossessionata dall’idea della purezza, e dal fatto che il mondo circostante, specialmente il cibo, costituisca una minaccia per il suo bambino. Così comincia a affamarlo, mettendone in pericolo la vita, mentre lei si trasforma nel «nemico» all’interno del nucleo familiare.

 

 

«Da dramma privato il film assume l’andamento di un thriller col peggiorare delle manie della madre» spiega Costanzo. Le scelte di regia si conformano a questa «mutazione» come i grandangoli che deformano il volto di Rohrwacher al culmine della sua alienazione. «In realtà sono scelte dettate anche dai limiti imposti dai mezzi a disposizione. Ad esempio i grandangoli rispondono alla necessità di ovviare agli spazi ristretti, come quelli degli appartamenti a New York dove il film è prevalentemente ambientato. Ma vogliono anche dare la sensazione che la casa si chiuda sui protagonisti».

 

 

Il libro di Marco Franzoso da cui è tratto il film, Il bambino indaco, si svolgeva invece a Padova, e la protagonista era una straniera. «Ho deciso di spostare l’ambientazione del film a New York perché mi serviva una città più violenta di quella – spiega Costanzo – Nella mia esperienza New York si è presentata come un posto aggressivo, in cui si prova spesso il desiderio di difendersi dal ’fuori’. In questo modo la protagonista rimaneva comunque una straniera, mantenendo quella dimensione di solitudine e di distacco dalle proprie radici che influisce sulle sue azioni».
«Il vero demonio – continua il regista – non è il cibo ma l’ideologia. É talmente tanta l’emozione che questa neomamma porta con sé che inizia a credere in una propria ideologia, sorda, che non contempla gli altri e la porta a convincersi di essere infallibilmente nel giusto. Il cibo è solo un pretesto nel suo ideale di purezza».

 

 

Aggiunge Alba Rohrwacher – anche vincitrice del premio Pasinetti come miglior attrice, mentre al compagno regista è andato quello per la miglior regia: «La scommessa è, appunto, fare in modo che nonostante tutto si voglia bene a Mina, si capiscano le motivazioni che la portano, seguendo l’ossessione di fare le scelte giuste, a diventare un pericolo.La sceneggiatura non la giudica, e per me è stato facile non farlo».

 

 

Che questa scommessa sia vinta o meno rimane una questione aperta, di certo il film sarà penalizzato dal doppiaggio: girato in inglese, dal 15 gennaio sarà nei cinema, «in 150 copie di cui solo una sottotitolata nelle grandi città» – come spiega uno dei produttori, Mario Gianani. «Anche se ci piacerebbe che la percentuale fosse diversa».