L’articolo 41 è stato inserito nel dl Urgenza, ha spiegato il ministro Danilo Toninelli, perché «durante l’estate si sono accumulati i fanghi a causa della sentenza del Tar Lombardia e dei ricorsi. In conferenza Stato-Regioni era passata una norma ben peggiore e la delibera della Liguria riprendeva il testo Galletti, che consente un livello di idrocarburi nei fanghi 10 volte superiore a quello contenuto nel nostro decreto». E il ministro Sergio Costa: «Abbiamo sfiorato un disastro ambientale per l’accumulo nei depositi di stoccaggio dei fanghi industriali. Il testo arriva la prossima settimana in aula e può essere migliorato. Nel frattempo stiamo lavorando al nuovo decreto, che avrà senz’altro valori più rigorosi».

L’articolo 41 si rifà ai limiti stabiliti nel dl 99 del ’92, ma li innalza fino a mille milligrammi per chilo per gli idrocarburi da C10 a C40. Secondo i Verdi, però, la sentenza della Cassazione (numero 27958 del 2017) stabilisce che i limiti debbano essere fissati dal dl 152 del 2006: «Il governo ha deciso di dimenticare cosa significhi il principio di precauzione. Quanto agli idrocarburi, in quella fascia ce ne sono di origine vegetale ma anche derivati dal petrolio. Inoltre la norma prevede che il limite si misuri sul tal quale e non sulla frazione secca, quindi diluendo il tal quale si possono riportare entro i limiti», il commento di Angelo Bonelli.

Costa poi sottolinea: «L’articolo 41 serve a normare i fanghi che prima non venivano adeguatamente controllati e così nei campi potevano finire sostanze inquinanti». Ma anche su questo punto Bonelli non è d’accordo: «È vero che sono finite nei terreni sostanze inquinanti contenute nei fanghi, ma non per responsabilità delle maglie larghe della normativa quanto a causa di comportamenti criminali di chi, consapevolmente, ha violato la legge». Per i Verdi si tratta di un regalo alle imprese che trattano le acque reflue di depurazione sia civili che industriali e che, in regioni come Lombardia e Veneto, hanno accumulato scorte che non riescono a smaltire: «La Lombardia aveva provato a fissare un limite più alto ma il Tar lo ha bocciato».

Durante l’emergenza in Lombardia 3mila tonnellate di fanghi di depurazione alla settimana non sono state più ritirate dai cosiddetti «fanghisti», le aziende smaltiscono i fanghi spandendoli nei campi. I fanghi di depurazione difficilmente rispettano il limite dei 50 milligrammi per chilo di idrocarburi. O diventano concime o finiscono in discarica con altissimi costi, ma gli impianti si vanno esaurendo in tutta la penisola, o possono essere inceneriti ma si tratta di una pratica sanzionabile in base alle norme europee.