La sferzata di bora nelle urne del primo turno, a Trieste ha messo in ginocchio il centrosinistra. Roberto Cosolini, 60 anni, una vita nel canestro della politica, è il sindaco uscente chiamato alla missione impossibile nella sfida a Roberto Dipiazza che ha già occupato per dieci anni la stanza dei bottoni di piazza Unità d’Italia.

Un ballottaggio impietoso, fin dai numeri: 11.218 voti di differenza, perché il candidato del centrodestra il 5 giugno ha sfondato la soglia del 40% rispetto al misero 29,2 di Cosolini, che rispetto al 2011 ha visto evaporare quasi 13 mila preferenze. Altrettanto spietata l’analisi dei flussi per il Pd triestino, che nel 2014 vantava un bacino di più di 32 mila voti: appena 13.785 sul simbolo nella scheda delle Comunali per appena sei seggi sicuri.

Cosolini deve aggrapparsi alla speranza di un miracolo: convincere la sinistra che lo aveva già abbandonato; riportare alle urne gli astensionisti scettici; pescare fra i 18.540 elettori del M5S che ha spopolato a San Giacomo e Servola. Intanto, annuncia il suo eventuale assessore all’ambiente: Pierluigi Barbieri, professore di Chimica con collaborazioni che spaziano dalla Procura alle associazioni ecologiste. Basterà a disinnescare la “bomba” della Ferriera, l’impianto nel cuore della città proprio come l’Ilva a Taranto?

Dipiazza, invece, sconta il boomerang del passaggio di Vittorio Sgarbi nel gazebo di piazza Borsa: parole in libertà come «culattoni», insulti ai triestini («teste di cazzo») che votano Cosolini, auto-esaltazione sfrenata. Ma conta sul sostegno della Lega Nord, che prenota la poltrona di vice sindaco con Pierpaolo Roberti (1.095 preferenze) e porta in consiglio il pugile Fabio Tuiach. E può soprattutto allargare il perimetro dei consensi grazie alle civiche di destra e indipendentiste.

Il M5S escluso dal ballottaggio si consola con i cinque consiglieri eletti: il candidato sindaco e capogruppo Paolo Menis, l’ingegnere Cristina Bertoni, l’architetto Elena Danielis, il filosofo Marco Svevo e il tecnico di Trenitalia Domenico Basso. E se vincesse Dipiazza, scatterebbe il seggio anche per lo scienziato Gianrossano Giannini.

Comunque, avrà ancora rappresentanza in municipio anche Sel con Sabrina Morena, attuale capogruppo in Provincia, che sarebbe raggiunta in aula da Jacopo Lillini solo grazie alla vittoria di Cosolini.

Trieste sembra predestinata a consumarsi nel braccio di ferro fra la vecchia quercia sussidiaria e il berlusconismo di ritorno. Città anagraficamente senile, con un porto sempre meno concorrenziale rispetto a Capodistria, la multiutility ormai assorbita da Bologna e un Ateneo di nicchia con 18 mila iscritti, ritorna domenica alle urne di fatto senza coltivare la speranza di un vero ruolo nel Nord Est stritolato dalla crisi. Molta propaganda sull’orgoglio identitario, poca attenzione alle questioni cruciali come l’urbanistica “concertata” o il ruolo delle eterne lobby.

Una buona notizia, invece, arriva da Bolzano. Centrato il quorum nel referendum sull’aeroporto: ha votato il 46,7% superando di slancio la soglia del 40% che fa scattare il “vincolo popolare”. E oltre il 70% degli altoatesini ha bocciato il progetto caldeggiato dal presidente Arno Kompatscher che contava di finanziare il rilancio della pista Dolomiti. Dunque, niente collegamenti di linea e operatività limitata all’estate per pochi charter, voli turistici e militari. Non basta, perché la privatizzazione della gestione ora sarà possibile solo con gara europea.

Infine, una curiosità dal Friuli. Nel municipio di Aiello, 2.267 abitanti in provincia di Udine, il nuovo sindaco è… l’ex parroco. Andrea Bellavite ha vinto per appena 34 voti. Ha rinunciato al sacerdozio per vestire la fascia tricolore: «Siamo riusciti a mettere insieme gli esponenti del Pd con il movimento degli ambientalisti. La base del nostro lavoro ha avuto come motivo conduttore il rinnovamento del tessuto sociale nella tradizione» spiega dopo aver battuto il sindaco uscente.