«Mi appello al Quinto emendamento, facoltà di non rispondere» ride Abel Ferrara che invece di raccontare sembra averne moltissima voglia. Si parla del suo nuovo progetto, il film ispirato a Pasolini, le cui riprese dovrebbero iniziare a Roma il prossimo autunno. «Vogliamo girare nello stesso periodo della sua morte» spiega il regista. Già perché il film non è una biopic del regista e poeta italiano ucciso il 2 novembre 1975, l’idea di Ferrara è di concentrarsi sull’ultimo giorno della sua vita. Un po’ come 4:44 Last Day on the Earth che era l’ultimo giorno della terra, mescolando tanti frammenti «pasoliniani», i progetti, gli accadimenti reali, le ipotesi sulla sua morte. Il protagonista sarà il suo attore icona, William Dafoe – «Un uomo che somiglia a me, che ha vissuto cinque anni a Roma, che può recitare in italiano, che ama moltissimo Pasolini» – , i produttori per ora la francese Capricci films che ha distribuito oltralpe Go Go Tales e 4:44. E i soldi, i maledetti soldi sono un problema enorme. In Italia per ora non ci sono ma: «Ci sarà qualche figlio di puttana che prima o dopo decide di entrare nel film o no?» . «È assurdo fare un film su Pasolini senza che nessun soldo italiano, nemmeno un euro» dice Ferrara che intanto ha finito le riprese del film sullo scandalo Strauss Kahn, in cui l’ex presidente del Fmi è interpretato da Gerard Depardieu.

Ha già in mente i materiali su cui lavorare?

Adoro Petrolio, ha una potenza di immaginazione che riesce a conservare anche nella traduzione inglese. Ma nel mio film metterò altre cose, il progetto che Pasolini voleva realizzare a Detroit, l’idea di un film insieme a De Filippo e a Ninetto Davoli. Ma non sarà un doc o un film «su» Pasolini, o sulla sua morte, a me interessa tratteggiare la sua figura di uomo.

Ci spieghi meglio. In che senso lei parla dell’«uomo Pasolini»?

Voglio che tutto si compia davanti alla macchina da presa, che le risposte che stiamo cercando vengano dalle immagini, dal cinema. Pasolini è stato un grandissimo artista, e la sua morte segna anche un radicale cambiamento nella storia italiana, e in questo senso posso parlare anche di un film sull’Italia. Il modo di vivere di Pasolini era scandaloso, comunista e cattolico, passava tutte le sue notti alla stazione Termini in cerca di ragazzi e stava da sua madre. È una figura che ti interroga a ogni suo passaggio. Nel film ci chiediamo chi lo ha ucciso, perché, come lo hanno ucciso, se non si tratta di un suicidio… Nei giorni antecedenti la sua morte erano stati rubati i negativi di Salò. Qualcuno afferma che la notte della sua morte stava andando a recuperarli. C’è chi dice che è stato lui stesso a pagare i ragazzi per ammazzarlo organizzando la sua morte come la scena di un film che pensava di girare. Un mese prima aveva detto pubblicamente che sapeva chi aveva ucciso Mattei. Nessuno sa cosa è accaduto quella notte come nessuno sa cosa è accaduto nella stanza d’albergo tra Strauss Kahn e la cameriera. La risposta la troviamo facendo un film, attraverso l’arte può accadere il miracolo.

Ha visto i film italiani su Pasolini?

Sì, sono terribili non parlano di lui ma dei poliziotti e io ripeto non faccio un film su Pasolini ma sull’uomo Pasolini. Questo non significa che non c’è un punto di vista. Quando Stone ha fatto JFK ha preso posizione anche se nel film vengono ripercorse tutte le possibili teorie sull’assassinio. Lo spettatore esce con un’idea chiara. Quegli anni erano molto complessi, ricordo la prima volta che sono arrivato in Italia era il 1973, c’era stato appena il golpe in Cile e atterrando mi sono trovato un una situazione militarizzata, la gente sparava. Dopo la morte di Pasolini tutto è cambiato, se ora volessi fare un film come Accattone non sarebbe possibile, quel mondo non esiste più. La passione per la sua arte coincide con la passione per la sua vita, è questa unione che mi interessa.

Parlava di Strauss Kahn, ci può dire qualcosa del film che ha girato?

Posso dire che più di lui avevo paura di sua moglie per non parlare degli avvocati… Per me è un film più su Depardieu ) che su Strauss Kahn, o almeno è a metà tra i due.