«Così cerchiamo di ridurre gli sprechi nella filiera alimentare»
Intervista Un progetto per ridurre la dispersione in tutte le fasi. Parla la coordinatrice Clara Cicatiello
Intervista Un progetto per ridurre la dispersione in tutte le fasi. Parla la coordinatrice Clara Cicatiello
5,5 milioni di euro di fondi europei, 27 partner, una durata di 4 anni e mezzo: ha preso avvio nel novembre 2020 Lowinfood, un progetto che coinvolge tutti i paesi europei nel testare una serie di innovazioni ai vari livelli della filiera alimentare allo scopo di misurare la loro capacità di ridurre gli sprechi. Clara Cicatiello, ricercatrice presso l’Università della Tuscia, è la coordinatrice del progetto.
Come si svolge il progetto?
Il progetto selezionerà una serie di innovazioni di tipo tecnologico, organizzativo o sociale che saranno messe in funzione nelle filiere a maggior rischio spreco, vale a dire quelle dell’ortofrutta, del pane, del pesce oltre a situazioni che coinvolgono direttamente il consumo finale, sia in casa che fuori casa. L’idea è quella di costruire, con queste innovazioni, delle filiere low-waste e di dimostrare il miglioramento che si ottiene in termini di quantità di spreco evitato, impatto socio-economico e ambientale.
L’Università della Tuscia è capofila nel progetto. Qual è il suo ruolo?
L’Italia oltre a coordinare tutto il progetto porterà avanti il test e la dimostrazione di tre innovazioni, due sulla filiera dell’ortofrutta (una portata avanti da Università di Bologna e Regione Emilia-Romagna, l’altra da un ipermercato Conad che offrirà il setting per testare un software innovativo di una start-up belga), una sulla filiera della panificazione (portata avanti da Università della Tuscia e Cna di Viterbo/Civitavecchia) e una su una applicazione per ridurre lo spreco degli alimenti nella ristorazione e nel delivery (portata avanti da Università della Tuscia insieme alla start-up innovativa Regusto).
E’ possibile fare degli esempi delle soluzioni innovative selezionate?
Seleziono qualche esempio tra quelli più significativi: 1) presso il reparto ortofrutta degli ipermercati Conad coinvolti nel progetto sarà testato un software prodotto dalla società belga Foresightee. Questo usa un algoritmo “intelligente” che considera le vendite passate ma anche le offerte, il periodo dell’anno, la situazione meteo e tanti altri parametri, il quale permette di prevedere con una grande accuratezza le vendite. L’idea è che il supermercato possa utilizzare questi dati più accurati per evitare di ordinare prodotto in eccesso che sarebbe poi buttato. 2) a livello del consumo casalingo, sarà testata in tre paesi europei (non in Italia) una applicazione smartphone prodotta dalla società bulgara CogZum, che permette di costituire una vera e propria dispensa digitale e di suggerire alla famiglia il modo più adeguato e “antispreco” di utilizzare il cibo che c’è in casa.3) sarà testata l’efficacia di una innovativa piattaforma promossa dalla Regione Emilia-Romagna per donare a scopo assistenziale i prodotti ortofrutticoli in eccesso nell’interfaccia produzione agricola/mercati all’ingrosso, con rendicontazione automatica per ottenere gli aiuti che la Politica Agricola Comune prevede allo scopo. 4) in due catene di hotel in Grecia sarà testata un dispositivo che pesa il bidone dell’organico (tendenzialmente rifiuti dopo il servizio colazione) e allo stesso tempo, tramite una telecamera intelligente, riconosce i prodotti che vengono gettati con maggiore frequenza, consentendo una più attenta pianificazione del servizio.
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