Cosenza assiste attonita alla peggiore campagna elettorale dal secondo dopoguerra. Contenuti effimeri, programmi inconsistenti, pugnalate alle spalle, repentini cambi di casacca. Come se non bastasse, su questa rissa perpetua e senza costrutto incombe lo spettro dell’Antimafia. Il vero candidato invisibile infatti è la Dda.

In linea con la tradizione della malavita cosentina, da sempre incline a frequenti e folgoranti collaborazioni, nuovi pentiti starebbero vendendo scampoli della recente storia cittadina, svelando i legami tra politica e clan. Al di là delle ondate di panico che viaggiano sottotraccia, verte su temi giudiziari anche il duello politico fra i tre principali candidati: Carlo Guccione per il Pd, il sindaco uscente Mario Occhiuto appoggiato da un carnevale di liste, e l’outsider Enzo Paolini sostenuto dagli alfaniani, Gentile, la cui lista, in un primo momento ricusata, è stata poi riammessa dal Consiglio di Stato.

A Guccione gli avversari rinfacciano il coinvolgimento nella recente «rimborsopoli», l’inchiesta scattata un anno fa sulle spese pazze in Consiglio regionale, ad Occhiuto i pignoramenti delle casse comunali da parte dei suoi creditori, a Paolini il ruolo di “imprenditore” nelle intricatissime vicende della sanità calabrese.

Oltre la rissa, ancora una volta è la politica del mattone a ispirare la pantomima elettorale. Il Pd strombazza progetti faraonici: un nuovo ospedale e la metropolitana leggera. Convergono su questo programma le potenti famiglie politiche degli Adamo, Morrone e Gentile. Su entrambe le opere, gli esperti di urbanistica e sanità concordano: non servono, sottrarrebbero risorse alle vere priorità dell’area urbana. Ma come negare ai palazzinari, da sempre arbitri dell’economia cosentina e partecipi delle guerre di mafia che in città si sono susseguite, questi due nuovi pretesti per drenare fondi pubblici?

Il sindaco uscente, Mario Occhiuto, è favorito nella corsa alla rielezione. Nella risicata area del voto libero, d’opinione, in tanti gli riconoscono d’aver superato l’immobilismo della precedente giunta di centrosinistra, che aveva fatto sprofondare Cosenza in una palude culturale e amministrativa. Ai suoi detrattori risponde con il plastico del progetto di un nuovo stadio di calcio e rivendica la «riqualificazione delle piazze» durante la sua gestione.

In pochi si chiedono quale sarà il prezzo che Cosenza dovrà pagare nei prossimi anni alle società impegnate nel restyling della città e nei servizi, in termini di privatizzazioni, concessioni e regalie.

Tuttavia, nel desolante panorama che prelude al voto, c’è una novità. Un uomo di sinistra si candida a sindaco di Cosenza. E non ha ricevuto investiture feudali per il ruolo politico che ricopre. Non accadeva da oltre vent’anni, dai tempi dell’avvocato Peppino Mazzotta. Si chiama Valerio Formisani, medico, volontario nell’ambulatorio Senza Confini “Adolfo Grandinetti” presso la Auser, nel centro storico.

Presente nelle lotte sociali al fianco di rom e migranti, antifascista, a lui guarda una parte di quella sinistra cosentina che non è riuscita a ritrovarsi dopo la grande manifestazione del novembre 2002 per la liberazione del Sud Ribelle. Sguardo distratto eppure attentissimo ai problemi dei malati che ancora riesce a curare persino a domicilio, Formisani non è un prodigioso comunicatore. Attrae simpatia il sorriso bonario e sincero, la laurea appesa al contrario e i post-it affissi nella sala d’attesa del suo studio, carichi di battute e affettuose provocazioni rivolte ai suoi pazienti.

Formisani, che aderì al gruppo napoletano de il manifesto da ragazzo, è sostenuto da una lista, «Cosenza in Comune», nata da un variegato humus di soggetti spontanei. In essa confluiscono pure Sel, la nascente Sinistra italiana, Rifondazione comunista, fuoriusciti dai 5stelle al seguito del senatore Francesco Molinari, giovani del circolo «Valarioti» fuoriuscito dal Pd, associazioni cattoliche di base, Radio Ciroma, attivisti delle lotte ambientali e sindacalisti eretici.
Per il resto, dopo l’esclusione della lista “situazionista” Hettaruzzo Hebdo da parte della commissione elettorale, il quadro rimane asfittico. Evanescente il candidato pentastellato (e «cavaliere del Santo sepolcro») Gustavo Coscarelli.