Il treno raggiunge la prima propaggine di Napoli, il quartiere di Gianturco, e sulla destra arrivano le fisionomie vetro e acciaio dei grattacieli del Centro direzionale. Lo specchio riflettente di una delle torri alta 100 metri ha in parte cambiato pelle. Lo street artist Jorit Agoch ne ha ricoperto la facciata per le Universiadi con tre volti di atleti campani: il boxer Patrizio Oliva, il calciatore e allenatore Carmelo Imbriani, la saltatrice in alto Antonietta De Martino. Proprio alle spalle di Gianturco, ancora street art al Rione Luzzatti, il quartiere dove sono ambientati i libri di Elena Ferrante dedicati all’Amica geniale.

Un murale alto venti metri riproduce i volti di due bambine: ricordano Lenuccia e Lila, le protagoniste della serie tv, ma l’opera si intitola Nient’altro importa, riproduzione del quadro La tempesta del pittore francese ottocentesco William-Adolphe Bouguereau. Il murale è stato realizzato dal venezuelano Luis Alberto Gomez de Teran, in arte Gomez: sulla parete, le bambine francesi dell’Ottocento e quelle napoletane del primo Novecento si richiamano lungo le strade di un rione abbandonato dalla modernità.

ANCORA LE ATMOSFERE evocate da Elena Ferrante ma nel cuore dei Decumani. Al museo Madre dal 6 luglio L’amica geniale – Visioni dal set di Eduardo Castaldo: il fotoreport (vincitore del World Press Photo nel 2012 grazie al lavoro fatto in Egitto) ha prestato il suo obiettivo al set della serie televisiva. Una selezione delle foto di scena sarà in mostra fino al 9 settembre, a cura di Andrea Viliani e Silvia Salvati. Nelle sale del museo si può però ripercorrere anche la traiettoria pittorica di Pier Paolo Calzolari, a cui è dedicata la mostra Painting as a Butterfly a cura di Achille Bonito Oliva e Andrea Viliani (fino al 30 settembre), oltre 70 dipinti, disegni e opere multimateriche realizzati dalla metà degli anni Sessanta a oggi. Spiega Calzolari: «Esiste, credo, una costante tra la preghiera e l’arte. La preghiera mette sempre in atto un meccanismo di perdita totale e totale ritrovamento di se stessi. La pittura dovrebbe essere questo: perdersi ritrovandosi o ritrovarsi perdendosi. La pittura è il gesto che viene prima della decisione, l’insicurezza portata a economia».

E ancora. Fino al 14 ottobre, la Fondazione Donnaregina presenta la retrospettiva dedicata a Liam Gillick In piedi in cima a un edificio: Film 2008-2019, a cura di Alberto Salvadori e Andrea Viliani. La mostra al Madre presenta, per la prima volta insieme, i più importanti video e film di Gillick realizzati dal 2008 in poi, in un allestimento da lui stesso concepito per integrare le opere (proiettate o su monitor) nell’architettura del museo: «Il pubblico può così approfondire la componente più intima della ricerca dell’artista, costituita da opere video-filmiche che spesso nascono all’interno dell’ambiente domestico, nella casa-studio di Gillick a New York».

Risalendo dal Madre, la Fondazione Morra Greco a Palazzo Caracciolo di Avellino propone dal 29 giugno la personale di Jimmie Durham. Proseguendo lungo via Foria si arriva al Museo Archeologico Nazionale. Per le Universiadi, il primo luglio si inaugura Paideia. Giovani e sport nell’antichità. Nella sala dei Tirannicidi saranno presentati 25 reperti non esposti da oltre vent’anni insieme ad alcune opere del Getty Museum di Los Angeles: anfore paratenaiche (offerte come premio ai vincitori delle gare), vasi con raffigurazioni delle diverse discipline sportive, affreschi delle città vesuviane con rappresentazioni di lotte e corse con bighe, sculture in marmo di atleti e iscrizioni. Pannelli approfondiranno il ruolo dell’atleta, le discipline più praticate, il mondo femminile (le donne gareggiavano nell’ambito di cerimonie religiose in santuari dedicati alle divinità femminili).

FINO AL 30 GIUGNO è ancora possibile vedere al Mann Canova e l’antico, con le opere proveniente dall’Ermitage di San Pietroburgo. Ma fino al 30 settembre sarà ancora possibile assistere al restauro della scultura di Canova che raffigura Letizia Remolino Bonaparte, ospitata al Museo e Real Bosco di Capodimonte. La reggia borbonica ospita due mostre di grande successo. Fino al 14 luglio nella Sala Causa Caravaggio Napoli, a cura di Maria Cristina Terzaghi e Sylvain Bellenger, che racconta il soggiorno del pittore in città e il rapporto con la scena artistica partenopea, permettendo il raffronto della Flagellazione ospitata proprio a Capodimonte con la Flagellazione di Rouen eseguita a Napoli.

Spazio anche all’arte contemporanea con Oro rosso di Jan Fabre (fino al 30 settembre). La mostra, curata da Stefano Causa e Blandine Gwizdala, presenta sculture in oro e disegni di sangue creati dall’artista dagli anni Settanta a oggi, oltre a una serie inedita di sculture in corallo rosso, realizzata per Capodimonte. Il percorso lungo l’opera di Fabre prosegue allo Studio Trisorio (dove sono esposte le opere «Omaggio a Hieronymus Bosch in Congo»), al Madre (dove nel cortile è esposta una nuova versione de L’uomo che misure le nuvole) e al Pio Monte della Misericordia (dove è esposto L’uomo che sorregge la croce). Il Pio Monte dialoga anche con la mostra su Caravaggio grazie alle Sette opere di misericordia, uno dei capolavori dell’artista presentato con un nuovo allestimento di luci.

Infine, allontanandosi dalla città verso il sito archeologico di Pompei, due sono le esposizioni offerte lungo i percorsi della città antica. L’arte contemporanea con 36 opere donate da altrettanti artisti per la mostra Do ut do – la morale dei singoli (fino al primo dicembre) e Vanity: storie di gioielli dalle Cicladi a Pompei (fino al 5 agosto). Spazio anche alla rassegna Pompeii theatrum mundi, a cura del Teatro Stabile di Napoli: dal 27 al 29 giugno Edipo a Colono, scrittura di Ruggero Cappuccio dall’opera di Sofocle, regia Rimas Tuminas; dal 4 al 6 luglio, Satyricon, di Francesco Piccolo ispirato a Petronio, regia Andrea De Rosa; dal’11 al 13 luglio Il paradiso perduto. Leela con la Vertigo Dance Company.