A un anno e due mesi dall’apertura di Expo, che ha chiuso i battenti otto mesi fa, la procura di Milano batte un colpo che sfiora solo lateralmente l’esposizione universale che fu. Si scopre che la mafia, nella fattispecie Cosa Nostra, avrebbe messo le mani su alcuni importanti appalti in Lombardia. Undici persone sono state arrestare ieri dalla Guardia di Finanza nell’ambito di un’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dai pm Paolo Storari e Paola Ombra. Sette sono finite in carcere e quattro ai domiciliari per reati tributari, riciclaggio e associazione per delinquere con l’aggravante della finalità mafiosa. La figura principale dell’inchiesta, dicono gli inquirenti, è Giuseppe Nastasi, un imprenditore che guida un consorzio di società che si occupano di allestimenti fieristici.

Tutto ruota attorno alla Dominus Scarl, una società attiva nell’organizzazione fieristica che è in affari con la Nolostand Spa (su 20 milioni di fatturato, 18 sono stati realizzati grazie a questa collaborazione). La “notizia” è che Nolostand è una società controllata da Fiera Milano Spa, per cui tra i lavori affidati alla Dominus Scarl ci sono anche alcuni allestimenti per i padiglioni di Expo: Francia, Qatar e Guinea, birra Poretti e stand di piazza Castello (per una cifra complessiva di 200 mila euro).

Secondo l’accusa la società ricorreva a un sistema di fatture false per creare fondi neri, denaro che poi sarebbe stato riciclato in Sicilia dove gli indagati avrebbero avuto legami con una famiglia di Pietraperzia (Enna) affiliata a Cosa Nostra. “Un fiume di denaro contante e in nero che partiva da Milano e arrivava in Sicilia”, viaggiando in borse di plastica, in valigie, su camion (dove sono stati trovati 400mila euro) e anche dentro un canotto. Secondo Ilda Boccassini l’inchiesta è rilevante perché evidenzia “non le infiltrazioni della ‘ndrangheta ma di Cosa Nostra”, ma la precisazione più importante del procuratore aggiunto forse è un’altra: “Non sono individuate responsabilità penali in capo a Ente Fiera o a Expo”.

Concetto ribadito anche dal pm Paolo Storari: “Qui non c’è il tema che Expo non ha controllato e questa non è un’indagine su Fiera Milano ma sul consorzio di Giuseppe Nastasi che si è infiltrato in Fiera che poi ha lavorato per Expo”. Detto questo, per il procuratore capo di Milano Francesco Greco si tratta di una “vicenda inquietante” perché dimostra che “le organizzazioni criminali sono riuscite ad inserirsi nelle partecipate pubbliche”. Deve essere per questo motivo che la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano ha disposto l’amministrazione giudiziaria per sei mesi della Nolostand Spa, la società del gruppo Fiera Milano che comunque non ha alcun dirigente indagato (Giuseppe Nastasi aveva anche un ufficio in Fiera Milano). “Questo è necessario per evitare altre infiltrazioni mafiose”, hanno precisato gli inquirenti.

Beppe Sala, in viaggio d’affari a Londra, ha dettato un comunicato generico senza mai nominare Fiera Milano o Expo: “La battaglia per la legalità non deve fermarsi mai a tutela dei cittadini e delle istituzioni – ha detto il sindaco di Milano – e sosteniamo ogni azione degli organi dello Stato. Abbiamo lavorato e stiamo lavorando per proteggere Milano dalle infiltrazioni malavitose e dai rischi di corruzione. Risultati importanti sono stati ottenuti, ma la forza delle organizzazioni criminali non può essere sottovalutata nemmeno per un momento”.

L’ex candidato sindaco e consigliere comunale del centrodestra, Stefano Parisi, invece ha colto l’occasione per polemizzare con la commissione antimafia di Palazzo Marino che secondo lui sarebbe inutile. “Negli ultimi anni – ha attaccato Parisi – la mafia ha lavorato a Milano e questa è un’allerta molto importante. Per queste infiltrazioni però non serve la retorica ma una presenza forte dello Stato e un lavoro di tutte le istituzioni in alleanza con la procura”. Parisi contesta l’ipotesi caldeggiata da Beppe Sala di un comitato per la trasparenza e la legalità da affidare all’ex magistrato Gherardo Colombo: “Cosa potrà fare su queste cose? Serve parlare con Greco, il procuratore capo di Milano, non con un pensionato. L’ho detto ma mi hanno tappato la bocca dicendo che ero a favore della mafia”.