Con la pandemia il mondo si è ristretto, sembrerebbe, almeno rispetto alla produzione di cinema italiano dei piccoli formati: questa la sensazione dal primo scorcio di Festival Corto Dorico, da diciotto anni certezza prenatalizia, nelle Marche, di visioni di livello dentro una programmazione multidisciplinare con incursioni nell’arte e un’attenzione particolare al sociale. Minore la presenza di autori italiani che mandano i loro lavori dall’estero, più forte la componente di quelli in arrivo dal Centro sperimentale di Cinematografia; ma se i perimetri geografici si stringono i contenuti si espandono. Come il minutaggio dei corti «sempre più lunghi negli anni» spiega il direttore Luca Caprara «in media ora durano tra i 15 e i 19 minuti». Da record invece l’adesione internazionale alla sezione «Shorts on right – A corto di diritti» promossa da Amnesty International Marche che presenta al pubblico 11 cortometraggi sui diritti umani, tra i 343 arrivati da tutto il mondo. Nell’anno 2021 il festival di Ancona matura senza invecchiare e moltiplica sezioni ed eventi, biforcando sentieri in apparenti dicotomie che invece rivelano, oltre alle contraddizioni del presente, una vocazione al dappertutto; ed ecco che in festival dei Corti si schiude tutta una sezione in lungo: le opere prime di autori italiani capaci di esordire nel lungometraggio dopo l’esperienza nel mondo dei corti e del cinema documentario. E il documentario è indagato nell’apposita sezione CinemaèReale, che quest’anno punta i riflettori sull’Associazione di Promozione Sociale Arci Movie.

AL CINEMA di realtà fa da contrappunto il virtuale, anch’esso con uno spazio tutto suo, Dorico Virtuale, e una sala VR dove si sperimentano nuovi linguaggi dell’audiovisivo con la cura di Omar Rashid, che nel 2019 ha diretto l’esperimento sociale e multimediale Segnale d’allarme con Elio Germano e sempre con lui ha condotto a Ancona il laboratorio Storie dell’Appennino realizzato nelle aree colpite dal sisma. Sono trascorsi cinque anni dalle prime scosse ma il tema e le ferite, come del resto molti cantieri, rimangono aperti: è evidente in Brancaleone – il viaggio del viaggio di Davide Lomma, docufilm (psico film lo definisce con lapsus azzeccato il regista Giampiero Solari) dedicato alla tournée dello spettacolo teatrale trasportata nel cratere sismico e nei teatri delle Marche il mese scorso, e a Corto Dorico è in anteprima nazionale. Altro doppio filo che il festival dipana quello delle generazioni nuove e passate: Grandi Maestri (potente l’omaggio al direttore della fotografia di Suspiria e Professione Reporter Luciano Tivoli e a Magdalo Mussio con l’evento di venerdì «Il reale dissoluto: cinema e segni») a cui fa il paio il programma per ragazzi; perché salvino il mondo li si attrezza di strumenti cinematografici con l’incontro per le scuole Ora di Cinema e il coinvolgimento come giurati. Giurati speciali sono anche i detenuti negli istituti per l’esecuzione delle pene marchigiani per il Premio Ristretti Oltre le mura chiamati a votare i corti selezionati da Corto Dorico per il concorso nazionale.

PUR NELLA rappresentazione di una realtà a tratti molto dura e prosaica scorre carsicamente un certo lirismo: nel dna di Corto Dorico c’è la manifestazione poetica La Punta della Lingua, testa d’ariete dell’attività di Nie Wiem, associazione promotrice del festival, che è stato aperto col tributo del premio di Video Poesia a Mauro Santini. Il calendario è ricco di appuntamenti fino alla finale di domenica, anniversario della strage di piazza Fontana. «Il festival cade in un periodo complicato» spiega Caprara «la pandemia è stato il nostro incidente collettivo, viviamo questa fase come quella della necessaria fisioterapia. Andiamo avanti, ora facciamo esercizio per tornare a correre»