Blessing Matheu, questo il nome della giovane donna nigeriana morta in una notte di primavera mentre tentava di attraversare le Alpi a piedi, dopo aver attraversato il deserto e il mar Mediterraneo. Gli ultimi dodici chilometri del suo infinito cammino il suo corpo privo di vita li ha percorsi in un torrente alpino, prima di fermarsi in uno sbarramento, quello finale, poco oltre la cittadina di Briançon. Lì è stata trovata morta dalla Gendarmeria qualche giorno fa, in circostanze apparentemente misteriose.

Di lei all’inizio le autorità francesi hanno detto che non sapevano nulla: «un caso non inquietante» l’ha definito Raphael Balland, che aggiungeva: «Per il momento, non abbiamo nessun elemento che ci permette di identificare la persona e quindi di dire che si tratta di una persona migrante».

Da subito giravano voci molto inquietanti, invece. I volontari che da mesi operano al confine per agevolare i passaggi e salvare la vita di chi si avventura per le montagne in condizioni estreme, raccontavano di inseguimenti notturni nei boschi da parte della Gendarmeria finiti in tragedia: una donna si stacca, vaga nei boschi e scivola nel fiume. Annega, muore assiderata, mentre la polizia francese si dilunga in ricerche infruttuose. La troveranno in una diga, gonfia d’acqua, senza documenti addosso.

Ma poi, secondo mistero, al confine italiano giunge una donna nigeriana, e dice di essere la sorella della ragazza morta. La descrive con precisione, ha sedici anni in più e vuole vedere Blessing per salutarla l’ultima volta. Ma anche lei è migrante e con documenti irregolari, quindi le autorità francesi negano l’accesso mentre la sorella viene custodita in una cella frigorifera di un obitorio in terra francese.

Si perde così anche la possibilità di riconoscere con certezza l’identità della giovane donna.
Non che ci siano dubbi, almeno al di fuori dalle Francia. Perché mentre al di là del confine l’inchiesta procede senza novità, in Italia si accalcano le ricostruzioni. Blessing – secondo i volontari – sarebbe stata priva di documenti, ma avrebbe avuto un foglio che ne certificava le generalità staccato da un centro di accoglienza torinese.

«Il foglio sarebbe stato ritrovato nello zaino della donna annegata nel fiume, al momento del ritrovamento», dicono.

Ma dalla Francia non giungono conferme o smentite: tutto tace nel tentativo di tenere bassa la notizia della prima migrante morta, per di più in circostanze molto dubbie.
Ieri i volontari della rete di volontari che operano sul confine ha bloccato più volte la frontiera al Monginevro. «Questa morte è stata annunciata. È una conseguenza inevitabile della politica di chiusura della frontiera e della militarizzazione. La frontiera separata e uccide non dimentichiamoci chi sono i responsabili».