Nel giorno delle manifestazioni in difesa dei diritti delle donne, che i 150 cortei sparsi per le città francesi hanno strettamente legato alla protesta contro la riforma delle pensioni, Emmanuel Macron si è impegnato a «iscrivere la libertà di ricorrere all’interruzione volontaria della gravidanza nella Costituzione». Ci sarà una legge costituzionale «nei prossimi mesi», per «assicurare solennemente che nulla potrà impedire o disfare ciò che sarà così irreversibile», ha detto il presidente. La promessa è stata presentata in occasione dell’«omaggio nazionale» all’avvocata Gisèle Halimi, al palazzo di giustizia di Parigi, una pioniera per il diritto all’aborto.

UN OMAGGIO NON PRIVO di polemiche, che avrebbe dovuto aver luogo a fine luglio 2020, dopo la morte dell’avvocata che ha dedicato la vita alla difesa dei diritti delle donne e alla lotta anticolonialista (rimandato allora a causa del dramma dell’esplosione del porto di Beirut): uno dei figli, il maggiore Jean-Yves, ha accettato l’omaggio pubblico, mentre il minore, Serge (ex direttore del Monde Diplomatique) ha accusato Macron di strumentalizzare la memoria di Gisèle Halimi. Anche l’associazione Choisir la cause des femmes, fondata dall’avvocata assieme a Simone de Beauvoir, è sulla stessa linea critica. Per il momento, c’è già stato un voto all’Assemblée nationale per una legge che «garantisca l’effettività e un eguale accesso al diritto all’Ivg», mentre il Senato ha approvato un testo differente: «La legge determina le condizioni nelle quali si esercita il diritto delle donne di mettere fine alla gravidanza». Per una riforma costituzionale, uno stesso testo deve essere votato per i tre quinti delle due camere, oppure ci vuole il ricorso a un referendum.

L’INDOMANI DELLA SESTA giornata di protesta, dove hanno sfilato tra 1,8 e 3,5 milioni di persone, la mobilitazione contro la riforma delle pensioni continua. Ieri erano in aumento i blocchi delle raffinerie e dei porti, tra il 20 e il 30% dei voli cancellati, solo due treni su cinque erano in circolazione. E gli scioperi proseguono almeno fino a sabato 11, nuova giornata di cortei, mentre la prossima settimana ci sarà un altro appuntamento di protesta, probabilmente il 15.

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PER SEGNARE IL GIORNO dei diritti delle donne, la Cgt ha ritardato l’apertura del Louvre, con una protesta davanti alla Gioconda, con un cartello «Macron, la riforma nuoce gravemente alle donne». Nei cortei viola ieri, lo slogan «riforma sessista, risposta femminista» è stato il più gettonato. Tre sindacati (Fsu, Cgt e Solidaires) con 45 organizzazioni femministe hanno organizzato scioperi per ottenere «eguali diritti» nel lavoro e nella vita. I sindacati denunciano la riforma che penalizza le donne, perché non solo non corregge le ingiustizie attuali (una pensione media per le donne del 40% inferiore a quella degli uomini, che riproduce le ingiustizie nel lavoro), ma peserà di più sulle donne con figli che non potranno più godere pienamente dei benefici passati. Anche la promessa di una pensione minima a 1.200 euro, che riguarderà poche persone, non andrà a vantaggio delle donne, perché per ottenerla bisogna avere avuto una carriera senza interruzioni e a tempo pieno, situazione che per molte donne con basse qualifiche è difficile da raggiungere.

IL 40% DELLE DONNE ha una carriera incompleta, a causa delle interruzioni per le maternità. I sindacati hanno chiesto un incontro con Macron. Ma il presidente resta al riparo. «La porta del ministro del Lavoro è sempre aperta», ha risposto la prima ministra, Elisabeth Borne. Ieri, dopo una notte agitata la vigilia, il più controverso e simbolico articolo della riforma, il 7 che alza l’età pensionabile da 62 a 64 anni, doveva essere messo al voto in serata al Senato.