Sui calendari del Viminale sono almeno tre le date segnate in rosso come altrettanti giorni in cui la tensione potrebbe tornare a salire pericolosamente. La prima il 15 ottobre, giorno in cui scatterà l’obbligo del Green pass per accedere ai luoghi di lavoro. Appena 24 ore dopo, sabato 16, ci sarà la manifestazione nazionale indetta dalla Cgil per rispondere agli atti di teppismo subiti sabato scorso dai violenti guidati da Forza nuova, e che potrebbe essere nuovamente oggetto di provocazioni. Infine il 30 e 31 ottobre quando, sempre a Roma, si terrà il vertice conclusivo dei capi di Stato e di governo del G20. Data, quest’ultima, particolarmente delicata vista la platea internazionale che offrirebbe ai gesti di eventuali provocatori. Per questi giorni «saremo ben attrezzati per difenderci», ha assicurato ieri il sottosegretario all’Interno Ivan Scalfarotto.

Il giro di vite sarà messo a punto domani in una riunione del Comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, ma i problemi potrebbero sorgere già oggi. Uno dei gruppi promotori della manifestazione di sabato, «Io Apro», ha infatti chiamato ieri i suoi sostenitori su Telegram a dar vita a blocchi stradali «a tempo indeterminato» in tutta Italia «fino al ritiro del decreto che prevede l’obbligo di Green pass per i lavoratori». Gli organizzatori chiedono a chi intende partecipare di «munirsi e coperte» e di intervenire con i propri mezzi «tir, camion, auto caravan».

Parole che devono sembrare musica per qualcuno, che però questa volta difficilmente potrà contare sulla disorganizzazione mostrata sabato da Viminale e prefettura capitolina e frutto di una sottovalutazione del numero dei manifestanti che avrebbero partecipato all’iniziativa no Green pass. «Solo nelle ultime ore prima dell’evento, man mano che diverse migliaia di persone giungevano da tutta Italia, è stato possibile rilevare un livello di partecipazione non solo quantitativamente elevato, ma pure caratterizzato dalla variegata composizione dell’adesione alla manifestazione», ha ammesso il prefetto di Roma, Matteo Piantedosi.

La stretta dovrebbe riguardare come prima cosa il divieto di organizzare cortei, troppo facili da infiltrare e dai quali per gruppi di provocatori è facile straccarsi per effettuare raid contro i palazzi delle istituzioni o sedi sindacali, come si è visto. Al loro posto si privilegeranno sit-in e manifestazioni stanziali, più facilmente controllabili. Massima attenzione inoltre su possibili obiettivi sensibili.

Sul fronte delle indagini invece la procura di Roma ha aperto due differenti procedimenti e disposto il sequestro del sito di Forza Nuova per istigazione a delinquere aggravata dall’utilizzo di strumenti informatici e telematici. Oggi il gip deciderà sulla richiesta di convalida dell’arresto nei confronti dei leader di Forza nuova Roberto Fiore e Giuliano Castellino, dell’attivista Pamela testa, dell’ex Nar Luigi Aronica, del leader del movimento «Io Apro» Biagio Passaro e di Salatore Lubrano. Nei loro confronti, tutti detenuti nel carcere Poggioreale di Napoli, si magistrati ipotizzano i reati di istigazione a delinquere, devastazione e saccheggio per aver gestito e forse coordinato l’assalto alla sede della Cgil. Non è escluso che i pm possano contestare loro anche l’associazione a delinquere. Il secondo procedimento riguarda invece altri sei arrestati ai quali si contestano a vario titolo i reati di resistenza, lesioni a pubblico ufficiale e lesioni aggravate. Per due di loro. Fabio Corradetti (figlio della compagna di Castellino) e e Iorio Pilosio, è stata confermata la custodia in carcere.

Dei rimanenti quattro, per altri due sono stati disposti gli arresti domiciliari, per uno l’obbligo di firma tre volte a settimana e per l’ultimo, residente in Sicilia, il divieto di dimora a Roma. Infine il Dipartimento di pubblica sicurezza ha sospeso dal servizio la vicequestore Alessandra Schilirò, la funzionaria di polizia che aveva parlato dal palco della manifestazione dei No Green pass in piazza San Giovanni a Roma.