La riforma della Corte suprema è stata approvata al Sejm, la camera bassa del parlamento polacco nel pomeriggio di ieri con 235 voti a favore, 192 contrari e 23 astenuti. A Varsavia il potere giudiziario è ormai stretto nella morsa di quello politico e legislativo. Un pacchetto di riforme, approvato tra mille proteste e l’indignazione di numerosi cittadini, che è finito poi in serata anche sul banco del Senat, la camera bassa in attesa di essere approvato in via definitiva.

Due giorni fa il presidente polacco Andrzej Duda della destra populista Diritto e giustizia (PiS) aveva minacciato di porre il veto alla riforma senza le modifiche da lui richieste. Detto, fatto: i suoi colleghi di partito lo hanno accontentato subito presentando un emendamento che prevede la presenza di almeno due terzi del Sejm per approvare le nomine del Consiglio nazionale della magistratura, un altro organo chiave del sistema giuridico polacco. Si tratta comunque di un compromesso di facciata, visto che il nuovo consiglio responsabile delle nomine dei magistrati su tutto il territorio nazionale sarà politicizzato in quanto sottoposto alle decisioni del Sejm per quanto riguarda la scelta dei suoi membri.

A nulla sono serviti gli oltre 1300 emendamenti presentati dalle forze dell’opposizione, tutti finiti nel cestino. Ma a destare grande preoccupazione è anche un altro provvedimento che prevede l’istituzione di un consiglio disciplinare, responsabile della valutazione dell’operato di alcuni organi costituzionali. “Non può esserci alcun miglioramento degli standard etici e morali della magistratura senza la creazione di un organo di disciplina in seno alla Corte suprema”, ha spiegato il super-ministro Zbigniew Ziobro che ha riunito nella sua persona le funzioni della Procura generale con quelle del Ministero della giustizia. L’istituzione di un organo disciplinare ad ampio raggio di azione permetterà a Ziobro di condurre una caccia alle streghe anche tra i membri dell’avvocatura polacca.

Duda ha ottenuto anche un’altra vittoria di Pirro al Sejm: sarà lui a decidere i membri della corte che saranno spediti a casa con un pensionamento d’ufficio attuabile anche con decorrenza immediata. “Il ruolo del presidente sarà limitato soltanto alla convalida delle candidature presentate dal Ministro del giustizia e non potrà in alcuno modo incidere sulla scelta dei membri della corte designati a restare in carica”, si legge in un comunicato diramato dalla Corte suprema all’indomani del dibattito parlamentare.La nuova normativa prevede anche il pensionamento anticipato per tutti i membri della corte che habbiano compiuto 65 anni. L’attuale presidente dell’organo al vertice del sistema giuridico polacco è Malgorzata Gersdorf che raggiungerà la fatidica età quest’anno a novembre.

“Non sono di certo i deputati a rubare salsicce, pantaloni, pen drive oppure una banconota da 50 zlotych. Non ho le prove che anche la signora Gersdorf abbia a cuore gli standard etici della professione”, ha attaccato Ziobro buttandola sulla morale durante la discussione al Sejm. Intanto sono ancora le persone raccolte davanti alle transenne del Sejm, ora fermo per la pausa estiva. Alcuni manifestanti hanno denunciato l’utilizzo di gas lacrimogeni ma la polizia ha smentito.

Il PiS continua così a smantellare lo stato di diritto in Polonia ma Bruxelles non vuole restare a guardare. Dopo aver ingoiato il rospo della riforma del Tribunale costituzionale, voluta da Varsavia nonostante il parere sfavorevole della Commissione di Venezia, l’Unione europea si prepara a tornare alla carica, e questa volta, con più decisione. “’L’Ue è sempre piu vicina all’invocazione dell’Articolo 7”, ha minacciato Frans Timmermans vicepresidente della Commissione europea. Il provvedimento previsto del Trattato di Lisbona, soprannominato dai burocrati europei “opzione atomica”, porterebbe all’eventuale sospensione dei diritti di voto della Polonia presso il Consiglio Ue. Il partito fondato dai fratelli Kaczynski si troverebbe pertanto a dover sperare nel veto del premier ungherese Victor Orban.  Ma in occasione del dibattito sulla nomina del presidente del Consiglio europeo che ha portato alla rielezione di Donald Tusk, Budapest ha votato a favore della riconferma del nemico numero uno del PiS. E così il sostegno incondizionato di Orban al PiS nelle sedi europee resta un’incognita.