Ieri grandi nuvole nere si stagliavano sul cielo sopra Mosca. Così la tradizionale parata militare del 9 maggio sulla Piazza Rossa per la vittoria della «Grande Guerra Patriottica» antinazista ha fatto a meno del sorvolo a bassa quota dell’aviazione. Imprevisto che non ha tolto molto alla magniloquenza della sfilata militare.

Nel suo discorso i toni e le parole di Putin si sono però distaccati dal formale, orgoglioso, ricordo delle tragiche e gloriose vicende di 72 anni fa.

Il presidente russo ha infatti voluto richiamare il popolo russo ai problemi posti dall’attuale congiuntura. «Tanto più il ricordo della Grande Guerra Patriottica si proietterà nel futuro – ha affermato il leader del Cremlino – e tanto più grandi saranno le nostre responsabilità verso le generazioni future».

Putin, seppur affermando formalmente la necessità di collaborazione internazionale per sconfiggere «neonazismo, fondamentalismo, terrorismo ovvero i totalitarismi odierni», ha sottolineato la necessità che i russi contino in primo luogo su se stessi: «Le lezioni dell’ultima guerra ci chiedono di essere vigili e alle forze armate della Russia di essere in grado di scongiurare qualsiasi potenziale aggressione – ha proseguito – Oggi la realtà ci impone di di migliorare le nostre capacità di difesa».

La Russia spende 69 miliardi di dollari l’anno per la difesa, ma resta assai lontana dai 600 miliardi degli Usa. Il dubbio è se con una crescita economica stentata, che quest’anno sarà poco superiore al 1%, possa permettersi un ulteriore aumento della spesa militare senza intaccare il già magro welfare state. Del resto Putin ha necessità di riflettere sulle sue prossime mosse verso l’Occidente.

Dopo l’elezione di Trump, che aveva destato così tante attese al Cremlino, il candidato filorusso di estrema destra alla presidenza austriaca Norbert Hofer è stato sconfitto. La tradizionale politica russofoba della Gran Bretagna, malgrado l’arrivo al Foreign Office di Boris Johnson (considerato fino a poco tempo fa non ostile a Mosca), non è mutata. La sconfitta di Le Pen ha aggiunto un ulteriore tassello al “domino” politico di Putin in Europa Occidentale degli ultimi mesi.

Da politico pragmatico e poco incline agli ideologismi dovrà pensare a trattare con nuovi accenti con leader europeisti ostili. Alcune novità su Ucraina e Siria potrebbero già venire dall’atteso incontro Lavrov-Tillerson di domani a Washington.

Secondo le indiscrezioni di think thank vicini al presidente, ci sarebbe anche un inedito interesse di Mosca verso la sinistra europea. Un dialogo non facile, ma segnali a Mélenchon in campagna elettorale sono già giunti. La sinistra resta debole nel Vecchio Continente, ma Podemos, Bloque de Izquerda portoghese e Linke tedesca (oltre che alcuni partiti socialisti) potrebbero diventare nuovi interlocutori del Cremlino.