Falsa partenza per la corsa al senato della riforma del bicameralismo. La prima seduta di commissione dedicata al disegno di legge Renzi-Boschi (e agli altri cinquanta progetti di modifica della Costituzione), ieri pomeriggio, è saltata. Ma il tempo è stato recuperato, con una prima seduta notturna nella quale la presidente Finocchiaro, relatrice di maggioranza, e il senatore Calderoli, che dovrebbe essere di minoranza ma è assai ben disposto verso la riforma, hanno illustrato le proposte. E al posto della riunione pomeridiana di commissione la conferenza dei capigruppo del senato si è riunita per stilare un calendario (da oggi a fine aprile) studiato su misura della promessa di Renzi. Far votare la riforma entro le elezioni europee (25 maggio), sfida che resta proibitiva potendo dare per scontato l’ostruzionismo grillino. Renzi lo considera però un regalo in campagna elettorale. Porterà il Pd alle europee avendo fatto approvare dal senato la sua riforma. O raccontando che i grillini hanno fermato il cambiamento. Siamo solo alla prima lettura, della possibilità di trasformare il disegno di legge costituzionale in una revisione compiuta, con quattro passaggi parlamentari e un referendum, importa assai meno. Dopo le europee tutto cambia. Si può dare per certo che con Forza Italia ridimensionata a terzo partito o comunque abissalmente lontana dalla soglia del 37% pure con tutti gli alleati, Silvio Berlusconi si dimenticherà immediatamente della proposta di legge elettorale che ha fatto approvare alla camera, grazie al patto con Renzi. Meglio per un centrodestra che deve limitare i danni il sistema uscito dalla sentenza della Consulta sul Porcellum, proporzionale con sbarramento.

Per il momento Forza Italia resta elemento fondamentale per spingere la riforma costituzionale. Il vagheggiato ostruzionismo si è dissolto immediatamente, solo una decina di senatori berlusconiani interverranno in commissione. Massimo D’Alema fa il possibile per mettere in crisi l’asse con Renzi, attaccando l’ex Cavaliere e mettendo in discussione il patto sul senato: «Fermo restando che non darà più la fiducia – dice a Porta a Porta – bisogna decidere che compiti assegnargli. Ci possono essere anche altre soluzioni rispetto a un senato non elettivo, ad esempio ridurre anche il numero dei deputati e gli stipendi da pagare sarebbero gli stessi». «Renzi ha dato impulso alle riforme – riconosce D’Alema – ma sulle regole della democrazia il parlamento deve poter discutere con libertà».
Il calendario che Finocchiaro, dalemiana stretta, ha ottenuto dai capigruppo prevede da oggi quattro sedute di discussione generale, di cui una addirittura tutta la giornata, caso inedito. Il senato aprirà eccezionalmente il martedì dopo pasqua, per la commissione. Un solo giorno invece è al momento riservato alle audizioni dei costituzionalisti, anche se dai partiti è arrivata una lista assai lunga di proposte che Finocchiaro sforbicerà. L’intenzione è quella di votare sul testo base, a cura della presidente, il 29 aprile. Il che significa che per tutto il lavoro degli emendamenti, in commissione e in aula, restano due settimane. Poche. Anche se il gruppo Pd ha deciso di prendere il testo del governo come «riferimento», limitando e filtrando gli emendamenti. C’è stato bisogno di un voto, con pochissimi contrari, 15, ma con una minoranza di favorevoli, 53. La maggioranza dei Pd, 54, non ha votato.