«Stiamo leggendo e rileggendo il testo», dice Salvini a prima mattina. «Lo approveremo nel Consiglio dei ministri di domani», corregge poco dopo Di Maio. E stavolta ha ragione: il disegno di legge anticorruzione arriva oggi sul tavolo di palazzo Chigi come piatto forte del consiglio delle 16.00. Del resto il Movimento 5 Stelle lo ha indicato come priorità: «Puntiamo a portarlo a casa nel giro di un mese e mezzo assieme al provvedimento sulle pensioni d’oro», spiega sempre Di Maio. Proposito impegnativo, i tempi prima dell’inizio della sessione di bilancio sono strettissimi. Ma la campagna di propaganda social #spazzacorrotti è già cominciata, a dispetto dei dubbi di Salvini e delle perplessità sull’efficacia delle nuove norme avanzata da più parti.

Le due novità principali, ampiamente annunciate, sono il cosiddetto Daspo a vita per i condannati per corruzione grave e l’introduzione dell’agente sotto copertura. Nel primo caso si tratta di una pena accessoria, l’esclusione definitiva dalla possibilità di contrarre con la pubblica amministrazione, che scatterebbe dopo la condanna definitiva a più di due anni (per pene inferiori l’interdizione è a tempo). Ma a parte che non è chiaro come questa pena possa applicarsi al funzionario pubblico (licenziamento?), è l’associazione antimafia Libera ad avanzare più di un dubbio: «La prospettiva di un’interdizione a vita in caso può paradossalmente consolidare il patto di ferro che lega i partecipanti all’illecito, spingendoli a un’omertà ostinata, e nel contempo scoraggiare il ricorso a procedimenti speciali (come patteggiamento, rito abbreviato), così gravando ulteriormente su un sistema giudiziario sovraccarico, rallentandolo». È il solito problema degli aumenti di pena: perché siano efficaci serve che si arrivi alle condanne. Diversamente per velocizzare i processi occorrerebbe agire sulle risorse della giustizia, ma è assai più difficile e costoso che fare una legge per introdurre pene più pesanti.

Anche sull’agente sotto copertura molti fanno notare come la grande corruzione cresca sulla base di rapporti consolidati che sono difficilmente infiltrabili, ma non la pensa così il procuratore nazionale antimafia Cafiero De Raho che ieri l’ha definitia una novità attesa, approvando anche il Daspo a vita come «sanzione talmente forte che scoraggia».

All’entusiasmo di Di Maio, secondo il quale la legge anticorruzione corrisponde addirittura a «una manovra economica che si sta sottovalutando, contrastare la corruzione significa recuperare risorse per decine di miliardi di euro all’anno», corrisponde una certa freddezza dell’altro vice premier. Che si scopre improvvisamente garantista, dopo non aver perso tempo a condannare definitivamente via twitter qualsiasi immigrato fermato dalla polizia. «Occorre non fare processi sommari – ha detto Salvini ieri mattina a Radio uno – e attendere la sentenza fino al terzo grado di giudizio, fino ad allora si è innocenti. i processi sommari non sono da paese civile».
Differenze che, proprio nei giorni in cui la Lega rischia il sequestro dei fondi per aver illecitamente sottratto 49 milioni alle casse dello stato (ma per Di Maio «quelli sono affari loro») potrebbero venire a galla nel corso dell’esame parlamentare del disegno di legge. Il via libera del Consiglio dei ministri in programma oggi è solo il primo passo.