Lean on Pete, conta su Pete, recita il titolo del nuovo film di Andrew Haigh dopo l’imprevedibile successo di 45 in cui una coppia matura e felicemente sposata da 45 anni, appunto, si ritrova in crisi per un episodio avvenuto quasi mezzo secolo prima. Qui siamo in un altro mondo, siamo nel nordovest degli Stati uniti, a Portland, Oregon, dove vive il quindicenne Charlie insieme al babbo.

Mamma se n’è andata, doveva essere per una settimana, mai più vista. Il padre è un giovanottone, lavora come operaio, gli vuole un gran bene, ma è incapace di stare alla larga dai guai, soprattutto quando hanno sembianze femminili. Così i due sono costretti a cambiare spesso città e ripartire da zero per assestarsi però poco sopra. Niente scuola, non più football, nessuna notizia di zia Margy, di cui conserva la foto dove è abbracciato a lei, che anni prima ha litigato con papà proprio per causa sua.

Charlie trascina letteralmente le sue giornate, almeno sino a quando incontra Del, scalcinato proprietario di qualche cavallo nel vicino maneggio. Charlie è un ragazzino sgobbone, capace di adattarsi, soddisfatto dei pochi dollari che rimedia aiutando Del. Poi c’è Lean on Pete, cavallo dolcissimo, avviato alla fine della carriera. E quando babbo viene mortalmente aggredito da un marito incazzoso, Charlie inizia una singolare fuga on the road, squattrinato con il cavallo.

Haigh racconta gli Stati uniti della porta sul retro, sulla base del romanzo di Willy Vlautin, folksinger e scrittore (suo era anche il romanzo alla base di The Motel Life). Haigh è un inglese che per la prima volta gira negli Stati uniti e che racconta una storia profondamente pervasa da quella realtà. Così, prima di girare il film, ha girato per tre mesi sui luoghi del racconto, cogliendone perfettamente gli umori, anzi portando come valore aggiunto uno sguardo da sensibilità altra.

E l’effetto è sorprendente perché ci si trova di fronte a una vicenda classica di ragazzino colto nel momento della crescita, solo con intorno un mondo povero, a tratti miserabile, che sposta l’asse del discorso, A tratti potrebbe sembrare di assistere a un film per ragazzi, con un giovane protagonista in fuga con il suo cavallo (portato a braccio, non cavalcato), ma alcuni incontri sono aspri con sussulti improvvisi, pur lasciando il sentimentalismo sempre lontano.

Tutto il peso del film è sulle spalle di Charlie Plummer (che al momento sta girando come protagonista il film di Ridley Scott sul rapimento di Paul Getty III) e l’attore diciottenne dimostra una capacità straordinaria nell’interpretare l’altro Charlie, quello che nonostante tutte le avversità si rialza e riprende il cammino, contando solo sulla sua stessa forza d’animo. Poi ci sono i «mostri» del cinema indipendente made in Usa come Steve Buscemi che offre una nuova piccola grande prova nei panni di Del e Chloë Sevigny magnifica Bonnie, fantina che tante ne ha viste e fatte pur di non finire di nuovo cameriera. Travis Fimmel è il padre mentre Steve Zahn è un beone farabutto. Già acquisito per essere distribuito da Teodora film.