Molti eletti e personaggi di primo piano del Movimento 5 Stelle esultano di fronte alla proposta di Recovery fund formulata dalla commissione Ue. Ignazio Corrao, il parlamentare europeo del M5S che più di altri aveva attaccato la prospettiva di ricorrere al Mes e che si era rifiutato di votare per la Commissione insieme al gruppo arrivando a insinuare che alcuni dei suoi si fossero ammorbiditi troppo, adesso si dice «cautamente ottimista». «Si sono espressi in tanti, spesso con dichiarazioni sintetiche – dice Corrao – Penso si debba dare una lettura un po’ più ampia e spiegare di cosa si tratta. Detto ciò, la proposta è da leggere positivamente. Solo che, appunto, bisogna capire che al momento è solo una proposta. Saranno poi gli stati membri a decidere e dovranno esprimersi all’unanimità. Il parlamento europeo aveva fatto una proposta che valeva duemila miliardi. E il presidente Conte ne aveva chiesti 1500. Ecco, mi pare che la commissione abbia cercato una via di mezzo, una soluzione che possa essere considerata accettabile da tutti».

A proposito di Conte, pensa che le scelte della Commissione sul Recovery fund rappresentino una sua vittoria personale e rafforzino la sua maggioranza? Questa stessa maggioranza è stata incubata al parlamento europeo col voto di un anno fa della gran parte degli eletti M5S per von der Leyen. Lei invece non votò a favore della Commissione. Ha cambiato idea, dopo gli eventi degli ultimi giorni?

I due voti sulla Commissione furono due. Il primo a giugno, nella fase iniziale eravamo ancora al governo con la Lega e certamente quel tipo di apertura di credito fu un segnale verso scenari diversi. Il secondo voto era a giochi fatti, il governo col Pd era cosa fatta, era già stata definita la composizione della Commissione con Gentiloni. Ecco, in quel caso la mia scelta andava nella direzione di non voler firmare cambiali in bianco. Ciò non esclude che possa avere un atteggiamento costruttivo nei confronti di ogni Commissione, fui anche relatore di provvedimenti della Commissione precedente. Si ragiona provvedimento per provvedimento, anche coi miei colleghi del M5S vale questo principio e, per esempio, sulla risoluzione del parlamento europeo abbiamo votato compatti a favore. Poi al nostro interno ci sono differenze fisiologiche, come in tutti i partiti del mondo.

Adesso si apre la partita delle trattative del Consiglio sulla proposta della Commissione. Cosa si aspetta?

Mi aspetto che si facciano valere le ragioni di una proposta che va nell’interesse europeo, Olanda, Austria, Danimarca e Svezia vanno in seno egoistico e poco lungimirante. Voglio immaginare che la loro sia una strategia per arrivare a un punto di caduta per loro accettabile. Anche il fatto che la Commissione abbia accettato la linea franco-tedesca mi fa pensare che la Germania stia lavorando per arrivare a una mediazione. Non bisogna dimenticare che parliamo di negoziazioni in cui ognuno ha a che fare con la propria opinione pubblica, con spinte sovraniste. Anche da noi molto spesso il racconto delle faccende europee viene fatto in maniera strumentale alla politica nazionale.

Altra partita, questa in chiave nazionale: come utilizzare questi fondi. Oggi Di Maio si è spinto fino a chiedere l’abolizione dell’Irap e sgravi fiscali per le aziende. Che ne pensa?

Bisognerà aspettare prima di dirlo, siamo in una fase di definizione. Dobbiamo capire gli strumenti e come verranno scaglionati. Per quella che è la nostra esperienza è accettabile un minimo di sorveglianza, abbiamo una lunga storia di frodi e incapacità amministrativa di spesa, vedi i fondi europei classici. Su una programmazione che potrà riguardare risorse molto più ingenti, è ovvio che ci siano obiettivi da raggiungere. Quello che è inaccettabile è che si azioni il pilota automatico che interviene sul livello degli stipendi o sulla spesa sociale, ma devo dire che le condizionalità che ho visto nella bozza sono accettabili.

Parlando del Mes ha promesso qualche settimana fa, ed erano giorni di tensione con i vertici M5s, che avrebbe scelto la coerenza sui principi del M5s rispetto alla real politik. Pensa che quello strumento sia ormai depotenziato?

Il grande tema sono i tempi, bisogna trovare una soluzione che ci porti alla fine dell’anno. Potrebbe essere un prestito ponte oppure potremmo reperire finanziamenti sul mercato tramite operazioni garantite, operazioni obbligazionarie che si stanno già facendo con i 750 miliardi di quantitative easing della Bce. Ma la proposta della Commissione mette una pietra sopra il Mes, che abbiamo detto molte volte essere negativo. Da questo punto di vista mi fa molto piacere che Conte abbia resistito alle pressioni della maggioranza di Pd e renziani.