«La cultura è il nostro petrolio» è il mantra preferito di tutti i Paesi in cui le risorse per la tutela del patrimonio calano inesorabilmente di anno in anno. Non fa eccezione la Spagna in cui è ambientato il fumetto Tunué appena pubblicato: Il tesoro del cigno nero . Autori, l’ex direttore generale del Ministero della Cultura spagnolo Guillermo Corral e l’autore del pluripremiato «Rughe», Paco Roca. Se titolo e approccio grafico suggeriscono atmosfere à la «Tintin», queste 200 pagine a colori vanno altrove, mettendo al centro della scena la contesa bicentenaria tra anglofoni e spagnoli per le spoglie di un veliero leggendario. Si comincia nel 1802. Il vascello «Nuestra señora de las Mercedes» è in viaggio da Montevideo a Cadice sotto il comando del brigadiere Don José de Bustamante y Guerra. Oltre a 300 anime tra ciurma e passeggeri, la nave custodisce nelle sue stive una fortuna paperonesca in dobloni. Al largo di Gibilterra, le navi iberiche incappano in un blocco navale della marina inglese, che pur in tempo di pace teme eventuali favori all’odiata Francia. Rapida richiesta di resa, reciprochi vaffanculi ed è subito battaglia navale, finché una cannonata «royal» centra la santabarbara della «Merced», mandandola a picco con il suo segreto.

AVANTI VELOCE all’inizio degli Anni 2000 e rotta sulla «Odissey Marine Exploration, Inc.», ciurma di cacciatori di tesori statunitensi su e giù per le acque dell’Atlantico nord-orientale come squali. Ufficialmente, si cerca la «HMS Sussex», una nave inglese affondata durante una tempesta nel 1694. Nella realtà, in ballo c’è proprio la fregata spagnola. Quando gli yankee si avvicinano troppo alle acque territoriali andaluse, i locali s’insospettiscono e chiedono di accertare che il relitto interessato sia veramente quello della «Sussex». Ma prima che il Ministero proceda alle opportune verifiche, la «Odissey» aspira dal fondo il carico della «Mercedes», 600 mila tra pezzi d’oro e argento che finiscono in Florida nonostante le proteste della «Moncloa» e del governo. Fine? Macché: una vicenda che ad autori meno documentati sarebbe bastata e avanzata per chiudere la questione, Corral e Roca la relegano ai margini del libro. Che, invece, racconta con poche concessioni allo spettacolo e dovizia di sorprese il «vero» nocciolo della storia: la disputa per il possesso dei leggendari dobloni, condotta tra 2007 e 2012 in un tribunale degli Stati uniti.

NELL’OPERA che aggiorna la pirateria all’era del turbocapitalismo c’è l’ennesima dimostrazione che spesso la cronaca è degna della miglior fiction. Fra giovani ricercatori idealisti, servizi deviati, bucanieri digitali, teste di cuoio, lobbisti ammerigani, dispute da «procedural drama» e quel pizzico di romance che non guasta mai, la lotta per il malloppo da 500 milioni di dollari procede verso un finale tutto da scoprire tra le pagine del fumetto. Pensierino a margine: da noi, come in Spagna, la spesa pubblica per la cultura è in calo e stabilmente sotto la media UE. Piccoli miracoli come quello dei «Fumetti nei Musei» di Coconino/Fandango sono un barlume di speranza, ma l’Italia meriterebbe avventure di ampio respiro come questa: dopotutto, meglio investire in relitti che in portaerei e caccia F-35.