Oltre 6000 casi solo in Cina. Il virus di Wuhan ha già contagiato più persone della Sars (5237), uccidendone quasi 140. Numeri destinati a salire rapidamente secondo lo pneumologo Zhong Nanshan, stando al quale la malattia raggiungerà il picco massimo solo nel giro di dieci giorni, quando smetteremo di assistere a un “aumento massiccio” delle infezioni. Questo vuol dire che se la Sars è durate per cinque sei mesi, il nuovo coronavirus “non sarà in grado di sopravvivere così a lungo”. Sebbene le statistiche provvisorie mettano in disaccordo gli esperti, si stima che chiunque abbia contratto il virus, mediamente, sia in grado di trasmetterlo ad altre due tre persone. La buona notizia è che, secondo l’Oms, la malattia si manifesta in forma grave solo nel 20% dei casi. L’agenzia dell’Onu ha annunciato che spedirà un team per condurre ricerche sul campo insieme ai colleghi cinesi. In giornata verrà rilasciata una nuova valutazione sui rischi a livello internazionale.

Le informazioni sul virus sono ancora poche – la fonte esatta del contagio rimane tutt’oggi un mistero – ma lo sviluppo di cure adeguate potrebbe essere velocizzato grazie alla riproduzione in laboratorio del virus. L’esperimento, autografato da un team del Doherty Institute di Melbourne, dovrebbe rendere possibile una stima più esatta della trasmissibilità e facilitare la creazione di un vaccino.

Intanto, nella giornata di ieri, Stati Uniti e Giappone hanno provveduto a evacuare i propri cittadini rimasti intrappolati a Wuhan, da giorni in quarantena. Due voli programmati dalla Francia, saranno estesi anche a un migliaio di persone provenienti da altri paesi Ue. I 70 italiani ancora in città dovrebbero partire oggi con un volo organizzato dall’Unità di Crisi della Farnesina.

La diffusione di infezioni secondarie oltreconfine ha alzato il livello di allerta. Le mascherine cominciano a scarseggiare anche a San Francisco e Orlando. Mercoledì, British Airlines, Lufthansa e Air Seoul hanno sospeso tutti i voli per la Cina, mentre molte compagnie straniere continuano a operare nel paese in forma ridotta per far fronte al crollo della domanda.

Da Facebook a Standard Chartered, aumenta anche il numero dei big ad aver ristretto i viaggi in Cina dei propri dipendenti, consigliando a chi già nel paese di lavorare da casa. Starbucks ha annunciato la chiusura dei punti vendita di Wuhan e provincia, oltre ad aver sospeso le consegne. Misure analoghe sono state adottate da KFC, Pizza Hut e McDonald’s, mentre la Disney – che si preparava a capitalizzare l’arrivo dell’Anno del Topo puntando sulla popolarità di Miky Mouse – ha temporaneamente chiuso i parchi di Shanghai e Hong Kong.

Contenere la fuga delle attività estere è di primaria importanza per Pechino, che considera il contagio un nuovo banco di prova per mettere in mostra le proprie capacità gestionali sul proscenio globale. Secondo la Xinhua, incontrando Xi Jinping, il direttore dell’Oms avrebbe lodato “la superiorità del sistema cinese”, giudicando il lavoro svolto “degno dell’ammirazione del mondo”. Meno entusiasti gli Stati Uniti, che dopo aver offerto invano il proprio aiuto per tre volte hanno chiesto al governo comunista maggiore trasparenza. Fonti del Financial Times danno per annullata un’imminente visita del segretario al Commercio Wilbur Ross, atteso in Cina per discutere i termini del recente accordo di fase uno – ora a rischio, considerate le incerte ripercussioni dell’epidemia sull’economia cinese e quindi sulla fattibilità di quanto promesso.

Ma Washington non è il solo a chiedere più chiarezza. Un funzionario di Tianjin è stato sottoposto ad azioni disciplinari per inadempienza al dovere, diventando almeno il terzo ufficiale a venire sanzionato dall’inizio della crisi. Segni di dissenso interno giungono anche dalla Corte suprema del popolo, il massimo organo giudiziario cinese, che nella giornata di martedì ha criticato la polizia di Wuhan per aver preso “misure legali” contro otto persone accusate di aver diffuso notizie non confermate sull’epidemia.