Il referendum sul taglio dei parlamentari è stato rinviato, ma l’emergenza Coronavirus porta ad anticipare ugualmente l’applicazione della riforma costituzionale. La camera ha deciso che domani per l’importante voto sullo scostamento dagli obiettivi di bilancio saranno ammessi in aula solo 350 deputati (su 630, mentre se vincesse il sì al referendum dalla prossima legislatura scenderebbero a 400). Altro sistema non è stato trovato per rispettare le disposizioni sanitarie che impongono la distanza di almeno un metro tra i cittadini, e dunque anche tra i loro rappresentanti. Il presidente della camere Fico (i 5 Stelle sono i primi sponsor della riforma che taglia «le poltrone») ha ringraziato maggioranza e opposizione «per la serietà e la disponibilità».

I limiti imposti dal pareggio di bilancio – inserito in Costituzione nel 2012 – costringono il governo a chiedere l’autorizzazione al parlamento per sforare il deficit oltre gli obiettivi programmatici, in questo caso di 6,3 miliardi, dal 2,2% al 2,5% del Pil. Autorizzazione che dev’essere concessa a maggioranza assoluta, quindi alla camera servono almeno 316 voti favorevoli. Il numero di 350 deputati è stato ritenuto sufficiente. Lo sforamento infatti è condiviso da tutti i partiti e arriveranno solo voti a favore. Ragione per cui non ci sono state discussioni tra i capigruppo, sentiti ieri informalmente dal presidente della camera; la circostanza è eccezionale. Il voto, malgrado la procedura eccezionale, è ridotto a pura formalità.
Stasera in commissione alla camera ci sarà un dibattito in versione ridotta sulla relazione che presenterà il ministro Gualtieri . Domani il voto in aula, successivamente anche al senato. Dove è stato deciso ieri che «la votazione avverrà per scaglioni attraverso appello nominale e vedrà la presenza nel dibattito di sei senatori per gruppo».

Informalmente la presidente Casellati ha raggiunto l’intesa con i gruppi che saranno presenti solo 161 senatori, un numero sufficiente ad assicurare la maggioranza assoluta richiesta (al senato, 316 voti). Sia a Montecitorio che a palazzo Madama i gruppi hanno ricevuto l’indicazione di farsi rappresentare da parlamentari del centrosud, o comunque non provenienti dalle «zone gialle» dalle quali non è consentita la partenza. Salvo, è bene aggiungere, per motivi di lavoro, e dunque a maggior ragione esercitare il mandato istituzionale di rappresentare i cittadini.

Tra le pochissime voci in dissenso rispetto a questa decisione, quella dei senatori ex 5 Stelle della componente «Eco» nel gruppo misto. «È un precedente pericoloso – hanno dichiarato i senatori De Falco, Fattori, Di Marzio e Nugnes – una soluzione palesemente incostituzionale che oggi può sfuggire alla luce dell’emergenza e della condivisione del provvedimento, ma che domani potrebbe essere presa proprio evocando questa decisione».
Intanto il reggente dei 5 Stelle Crimi, che è anche vice ministro dell’interno, ha ammesso che il governo sta pensando al rinvio delle elezioni regionali di maggio. «Significherebbe presentare le liste a metà aprile, raccogliere prima le firme… votare a maggio andrebbe deliberato adesso e credo che adesso non ci siano le condizioni per poter deliberare».