Al di fuori della Cina, la nave da crociera Diamond Princess da oggi ospita la maggioranza dei casi di coronavirus registrati in tutto il mondo.

Dopo i 99 casi rilevati ieri, ora sono ben 454 le persone positive al test del virus sulla nave su 1.723 persone controllate. Numeri così importanti hanno reso la nave una fonte di dati interessanti sulle caratteristiche del virus. Il 40% degli infetti risulta asintomatico e quelli in condizioni ritenute «serie» sono il 4%. Il tasso di infezione mostra che la quarantena in un ambiente confinato come una nave con migliaia di persone a bordo si è rivelata impraticabile. Il primo governo a correre ai ripari è stato quello statunitense, che con due voli ha riportato in patria 340 passeggeri della crociera, tra cui 14 risultati positivi al test.

Hong Kong farà la stessa cosa giovedì con i 350 passeggeri provenienti dalla città-stato. Il ministro Di Maio ha annunciato di voler fare altrettanto con gli italiani.

Dalla Diamond Princess, per la verità, un italiano risultato positivo sarebbe già tornato a casa, a stare alle dichiarazioni del capo dell’unità di crisi del ministero degli esteri Stefano Verrecchia: si tratta di un cittadino residente negli Usa, che avrebbe approfittato dei charter statunitensi. Degli altri 35 a bordo solo 10 sono passeggeri. I restanti 25 sono membri dell’equipaggio, compreso il comandante Gennaro Arma, ed è improbabile che lascino la nave. Per l’operazione comunque ci vorranno 7-10 giorni tra autorizzazioni e organizzazione logistica, come ha dimostrato il rimpatrio da Wuhan del diciassettenne Niccolò. Nel frattempo, il ragazzo è risultato di nuovo negativo al test, anche se rimane in osservazione allo Spallanzani insieme al ricercatore rimpatriato (positivo ma senza sintomi) e ai due turisti cinesi in terapia intensiva, le cui condizioni migliorano. Un altro paziente è ricoverato e sta aspettando i risultati del test del coronavirus.

L’altra nave sotto osservazione, la Westerdam nel porto cambogiano di Sihanoukille, ha interrotto lo sbarco dei passeggeri quando un migliaio di loro si trovava ancora a bordo dopo che una donna tra i 1200 passeggeri già sbarcati è risultata positiva al test al suo arrivo in Malesia. Si sta cercando di rintracciare gli altri passeggeri sbarcati per evitare che un ulteriore focolaio di contagio si sviluppi in un paese privo di un sistema sanitario efficiente. Per le mille persone rimaste sulla nave, potrebbe iniziare un’altra quarantena.

Prosegue per il tredicesimo giorno consecutivo il calo dei casi giornalieri censiti in Cina fuori dalla regione dell’Hubei, scesi ieri a 116. Cali simili possono rivelarsi temporanei, ha avvertito Ghebreyesus, direttore dell’Oms, perché altri focolai possono scoppiare soprattutto nelle grandi città. In Giappone, ad esempio, i casi confermati sono saliti a 66 e diversi casi non seguono catene di contagio note. Il sospetto è che a Tokyo siano in corso infezioni secondarie ancora da ricostruire.