Cinema d’autore, blockbuster, incontri ed eventi. Dal 22 al 30 marzo a Firenze, la sedicesima edizione della kermesse dedicata al cinema sudcoreano.

di Enrico Azzano

Prima di immergersi tra le visioni e gli eventi del Florence Korea Film Fest 2018, in programma a Firenze dal 22 al 30 marzo, è utile fare qualche passo indietro. Organizzata dall’associazione culturale Culturale Taegukgi – Toscana Korea Association, la kermesse diretta da Riccardo Gelli rappresenta dal 2003 un punto di riferimento per gli appassionati e gli studiosi di cinema sudcoreano. Un appuntamento che anno dopo anno si è via via consolidato, proseguendo idealmente un discorso storico-critico che era iniziato con le retrospettive della Mostra internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, datate 1992 e 2005, e cavalcando con puntualità e continuità l’onda lunga della New Wave dell’industria cinematografica sudcoreana.

Al Florence Korea Film Fest, e parallelamente al Far East Film Festival di Udine, spettatori e accreditati stampa hanno potuto scoprire e riscoprire l’ampio ventaglio di proposte della cinematografia sudcoreana, tra le più ricche e vivaci. Un mosaico caleidoscopico fatto di autorialità, mainstream, animazione e documentari. Panorama che, tra fisiologici alti e bassi, dalla fine degli anni Novanta non è sostanzialmente mutato, ma si è semmai rinnovato e consolidato, ritagliando per i suoi cineasti spazi importanti alla Mostra del Cinema di Venezia, al Festival di Cannes e alla Berlinale, e avvicinandosi sempre di più agli standard produttivi hollywoodiani.

I fisiologici alti e bassi riguardano anche la cassa di risonanza e lo studio del cinema sudcoreano nel Belpaese. Esaurito lo stupore e l’entusiasmo anche saggistico per la New Wave (ricordiamo a cavallo tra 2005 e 2006 i preziosi volumi Il cinema sudcoreano contemporaneo e l’opera di Jang Sun-woo di Cazzaro e Spagnoletti, Stagioni e passioni: il cinema coreano tra passato e presente di Pierre Rissient e Il cinema coreano contemporaneo di Lee Hyang-jin), sono proprio le sedici edizioni del Florence Korea Film Fest a garantire una fondamentale continuità di sguardo. Messe in archivio le numerose retrospettive, da Kim Ki-duk (2005) e Park Chan-wook (2006) a Bong Joon-ho (2011) e Song Kang-ho (2012), e i tanti film e ospiti passati a Firenze, il Florence Korea Film Fest 2018 non cambia rotta e prosegue con la sua formula agile, multiforme, sagacemente ricalcata sulla natura stessa del cinema sudcoreano. Ed è così che nel programma della sedicesima edizione possono convivere le suggestioni rohmeriane, cinefile e metacinematografiche di Hong Sangsoo (La caméra de Claire e The Day After), la geometrica magniloquenza di Park Chan-wook (The Handmaiden), l’afflato civile e l’inevitabile commozione di A Taxi Driver di Jang Hun, l’estetica videoludica e i ritmi forsennati di The Villainess di Jung Byung-gil, le derive orrorifiche e fantastiche di The Mimic di Jung Huh e Along with the Gods di Kim Yong-hwa.

A far da collante e a ribadire la stratificazione di stili e generi ci pensa la nuova retrospettiva, dedicata all’attore, regista, sceneggiatore e produttore Ha Jung-woo, stella di prima grandezza del firmamento sudcoreano – sabato 24 marzo, alle 11, è prevista una master class con Ha, gratuita per studenti e accreditati e dal prezzo più che abbordabile per il pubblico (è obbligatorio registrarsi sul sito del festival koreafilmfest.com oppure scrivendo alla mail eventi@koreanfilmfest.com). Grazie alla retrospettiva (ri)vedremo su grande schermo film come Time (2006) di Kim Ki-duk, The Chaser (2008) di Na Hong-jin e My Dear Enemy (2008) di Lee Yoon-ki, The Terror Live (2013) di Kim Byung-woo, pellicole che rimarcano il talento versatile e la presenza scenica di Ha, attore in grado di passare dai toni minimalisti e romantici di My Dear Enemy alla rarefatta crudeltà di The Chaser.

Il talento versatile di Ha Jung-woo si specchia, come detto, nelle molteplici direttrici dell’industria cinematografica sudcoreana. Non deve quindi stupire l’alternanza di generi, temi e budget nel programma del Florence Korea Film Fest 2018: accanto ai brividi di The Mimic, k-horror che come di consueto deve molto e forse troppo ai j-horror post-Ring, trova il giusto spazio la docu-fiction Ryeohaeng di Im Heung-soon, che si interroga sulla condizione femminile focalizzandosi su alcune rifugiate nordcoreane. A sventolare senza remore il vessillo dell’impegno sociale, storico e politico è il già citato A Taxi Diver, campione d’incassi calibrato sull’emotività del grande pubblico e sostenuto nella sua corsa al box office dalla presenza del sempre eccellente Song Kang-ho (Mr. Vendetta, Memories of Murder, The Host). Un’operazione che riesce a calibrare perfettamente furbizia e sincerità e che mantiene vivo, anche sul proscenio internazionale, il tragico ricordo del massacro di Gwangju del 1980.

Un altro blockbuster, di tutt’altro genere: il fantasy Along with the Gods: The Two Worlds, secondo incasso di sempre in Corea del Sud. L’uscita del secondo capitolo Along with the Gods: The Last 49 Days è prevista per agosto 2018. Il cinema sudcoreano è anche questo: effetti speciali, sequel, saghe. Un’industria capace di produrre qualità e quantità; un’industria capace monopolizzare il box office nazionale – come Stati Uniti e India. Un solo estraneo tra i maggiori quindici incassi della storia in Corea del Sud: Avatar, in quinta posizione. Calerà, inevitabilmente.

Il programma del Florence Korea Film Fest 2018 è intenso ma non estenuante. Tra il film di apertura The Fortress di Hwang Dong-hyuk, kolossal in costume con ambiziose e sanguinose sequenze di battaglie, e il thriller di chiusura Room No. 7, diretto da Lee Yong-seung, il ritmo quotidiano si assesta tra i quattro e i cinque lungometraggi al giorno, con alcuni slot dedicati ai cortometraggi. Tra le opere brevi segnaliamo quantomeno quelle d’animazione, altro fiore all’occhiello dell’industria sudcoreana: The Realm of Deepest Knowing di Kim Seung-hee, The Nose di Kim Joo-im, My Father’s Room di Jang Na-ri e Mother and the Cuckoo Clock di Min Ji-hye e Yun Jae-hee. Per staccare gli occhi dal grande schermo, il festival offre un’esibizione delle arti marziali taekwondo e haidong gumdo e lo spettacolo di danza e musica tradizionale (Oulime – La bellezza della Corea, venerdì 30 marzo). La nuova onda non si ferma.