Gli studenti sudcoreani sono stretti tra i prezzi delle abitazioni che salgono e un numero limitato di case dello studente e dormitori. La politica ne è al corrente. L’amministrazione della presidentessa Park Geun-hye si è impegnata in un piano di edilizia popolare che fornisca almeno 200mila unità abitative. Il sindaco di Seul, Park Won-soon, su posizioni politiche opposte rispetto alla presidentessa conservatrice, non ha voluto essere da meno con l’impegno lo scorso aprile per la costruzione di 80mila unità.

Un progetto quello capitolino che trova tuttavia l’opposizione di parte della popolazione. Nel distretto di Kwangjin, scrive l’Hankyoreh in un reportage sul malcontento dei residenti, c’è chi non apprezza il piano per la costruzione di un palazzo da venti piani con almeno 700 unità per gli studenti, che prenderebbe il posto di una riserva d’acqua considerata da molti il luogo dove rilassarsi.

Altri ritengono invece sia più utile ristrutturare prima i vecchi appartamenti.
In alcuni casi, ricorda il quotidiano, è mancato il dialogo tra l’amministrazione e la popolazione che si oppone. Resistenze del genere si sono ripetute anche in altre zone della città. Tra le preoccupazioni dei residenti c’è il calo del valore degli immobili. Timori che rafforzano i sospetti degli studenti sull’esistenza di una sorta di «cartello» messo in piedi dai proprietari delle case per tenere alti i prezzi.

In una città in cui secondo i dati del Ministero dell’Istruzione i dormitori accolgono appena l’11,8 per cento degli studenti, in molti sono costretti a scegliere le soluzioni più economiche e spesso con condizioni di vita peggiori.
Le università dal canto loro si stanno muovendo per fornire nuovi dormitori, con una predilezione tuttavia per le soluzioni build-transfer-operate, ossia quelle in cui il trasferimento dell’opera al soggetto pubblico avviene appena questa è realizzata. Il costo di vitto e alloggio è in questo caso più alto di quello dei dormitori costruiti e gestiti direttamente dagli istituti.

«Hanno i soldi da investire nei dormitori, ma non vogliono spenderli, perciò chiedono prestiti e istituti finanziari e questo alza i costi per i lavori» ha spiegato al Korea Herald il leader studentesco Kwon Ji-woong della Yonsei University.
Ci sono anche progetti alternativi come l’Hope Housing Project nella capitale. Un tentativo di vita in cooperativa, come scrive l’Hankyoreh, in cui una stanza di poco più di 13 metri quadrati costa 130mila won al mese, più o meno 115 dollari, lasciando un deposito da un milione di won. Altrimenti servono 140 dollari.