Non c’è alcuna certezza sulla sorta dell’ambasciatore nord coreano – a tempo – in Italia. In teoria a novembre avrebbe dovuto chiudere la sua esperienza e tornare in Corea del Nord. Jo Song-gil era arrivato in Italia con la famiglia – figli compresi, pratica non proprio usuale per i funzionari nord coreani, perché solitamente i figli devono rimanere nel proprio paese come elemento di deterrenza di fronte a possibili defezioni – per sostituire l’ex ambasciatoere che Roma aveva espuslo a seguito dei ripetuti test missilistici coreani.

Stando alla stampa sudcoreana, ripresa poi con grande enfasi da quella europea e italiana on line, Jo avrebbe invece cheisto asilo politico e sarebbe al momento in un luogo sicuro. La Farnesina ha smentito, mentre fonti ritengano che invece Jo possa essere in consegna dell’intelligence italiana.
Altre ipotesi potrebbero invece prevedere un suo arrivo a Pyongyang e una sua eventuale «epurazione» da parte di Kim Jong-un. Anche su questa eventualità, però, non esistono certezze né notizie ufficiali.

Per la Corea del Nord l’ambasciata romana rappresenta un punto nevralgico delle proprie relazioni con il resto del mondo, perché a Roma c’è la Fao, importante attore per quanto riguarda gli aiuti economici alla Corea del Nord. Per questo l’ambasciata coreana a Roma è di grande rilevanza. In attesa di conoscere il destino del funzionario nord coreano e di capire come il governo italiano abbia intenzione di gestire o stia gestendo questo evento, se fosse vera la voce di defezione di Jo, ricorderebbe quella del 2016 del vicecapo missione della Corea del Nord nel Regno Unito, Thae Yong-ho.