Sugli ordini del giorno alla Camera relativi al decreto Covid, oggetto riaperture serali dei ristoranti e coprifuoco, si è consumata ieri la battaglia tra Lega, FdI e l’esecutivo. L’opposizione non aveva i voti per far passare le proposte ma è riuscita a far emergere la spaccatura tra le due anime della maggioranza: Pd-5S-Leu da un lato, Lega e Fi dall’altro con Iv a fare guerriglia tattica. La prima mossa da Giorgia Meloni con tre odg: Il primo chiedeva l’abolizione del coprifuoco nel prossimo provvedimento utile, il secondo l’apertura dei ristoranti in zona gialla fino alle 24, il terzo la possibilità di utilizzare gli spazi all’interno. L’iniziativa ha permesso a Meloni di intestarsi la battaglia con i ristoratori e, soprattutto, mettere in difficoltà la Lega costringendola a scegliere se votare contro il proprio governo o disconoscere una delle sue battaglie. La replica dal Carroccio è stata derubricare l’iniziativa di FdI a un atto inutile e avviare una raccolta firme.

SALVINI, ieri, ha aperto la giornata postando sui social: «Quasi 90mila firme raccolte in poche ore. Avanti così fino all’obiettivo “no coprifuoco”» (tra le firme anche quelle dei ministri). All’invito «se non vuole stare nella maggioranza esca» di Enrico Letta, ha replicato: «Siamo orgogliosamente al governo, anche se c’è qualcuno che ci vorrebbe fuori». Per poi aggiungere, velenoso, contro Roberto Speranza: «Draghi ci risponde che c’è qualcuno nel governo che vuole tenere tutto chiuso». La bordata a FdI l’ha però fatta partire il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso: «Ho firmato la petizione di Salvini. L’ordine del giorno di Fd’I sul coprifuoco è un atto strumentale che non ha nessun valore e nessuna conseguenza».

L’ESECUTIVO aveva una mina da disinnescare. Prima mossa, accantonare 7 odg sul tema, quindi riformularli trovando la quadra nell’ambito della maggioranza. Un compito che ha richiesto prima uno poi due, infine sei rinvii. Intanto Meloni sui social attaccava: «Vedremo chi avrà il coraggio di sostenere Fratelli d’Italia per abolire il coprifuoco». Mentre in Aula il capogruppo Lollobrigida replicava alla Lega: «Se i sottosegretari, il ministro e persino Draghi si stanno occupando dei nostro odg si vede che un valore ce l’hanno. Fdi incide più delle forze di maggioranza». A complicare il quadro ci ha pensato Renzi: «È ovvio che vada rivisto il coprifuoco delle 22. Lo sanno tutti e privatamente lo dicono tutti. Regalare questa battaglia a Salvini è un errore politico di quelle forze di maggioranza che, sognando, immaginano un Papeete 2». Il Pd, intanto, cercava di fare quadrato. Zingaretti: «La raccolta firme di Salvini è un danno contro gli italiani».

MENTRE IN AULA DEM E LEU sfidavano Lega e Fi sul tema della lealtà al governo, il ministro 5S D’Incà è corso al Senato per trovare la quadra con Draghi. A Palazzo Madama, intanto, gli azzurri Tajani e Ronzulli erano a colloquio con Salvini inaugurando l’asse «centrodestra di governo». La soluzione trovata dall’esecutivo è stata utilizzare l’odg di Cambiamo facendolo riformulare dal Pd: il testo «impegna il governo a valutare nel mese di maggio, sulla base dell’andamento epidemiologico oltre che della campagna vaccinale, l’aggiornamento delle decisioni prese con il decreto 52 del 2021» che, tradotto, significa se ne riparla e metà maggio. Salvini ha anticipato la notizia via social per intestarsi la battaglia: «Bado al risultato, dentro al governo posso incidere. Ho letto dichiarazioni imbarazzanti dal Pd». Ma alla Camera i capigruppo di centrodestra avvisavano quelli di centrosinistra: «Se FdI non accetta la riformulazione non parteciperemo al voto».

LA SOLUZIONE ha lasciato tutti i conflitti sul tavolo. FdI ha rigettato il testo imponendo il voto: 233 No dalla maggioranza. Fi e Lega si sono astenute riaprendo lo scontro. «Come si sta in una maggioranza non è compito vostro stabilirlo, non accettiamo lezioni» la replica dell’azzurro Occhiuto ai banchi di Pd, Leu e 5S. Dall’altro lato, il pentastellato Crippa: «Sono misure sul solco del Conte 2, adesso il centrodestra fa finta che sono nuove, imposte da loro». E il ministro Patuanelli: «Non c’è alcuna vittoria da sbandierare. È come abbiamo sempre detto in cabina di regia: ci sarà un tagliando tra due o tre settimane alla luce dei dati».

Dal Pd Serracchiani: «Non può esserci una maggioranza a la carte». E Fiano: «Fi e Lega decidano che lingua parlano, se quella che usano a Palazzo Chigi o quella dell’aula, quando inseguono Meloni». E da Leu Fornaro: «Inaccettabile fare una cosa in Cdm e dirne un’altra in Aula». Iv, con Ettore Rosato, sceglie il divide et impera: «Draghi ha bisogno di partiti che accompagnino le decisioni senza prove muscolari, come invece stanno facendo Salvini e Pd sul coprifuoco».