«Dobbiamo rispondere con una mentalità da tempo di guerra». Così ha parlato il sindaco di New York Bill de Blasio mentre illustrava le nuove restrizioni, che comprendono la chiusura di scuole pubbliche, bar e ristoranti, nel tentativo di arrestare la diffusione del coronavirus.

Simili chiusure si stanno imponendo in altre città e Stati, dalla California al Massachusetts. Più di 30 milioni di studenti negli Usa non stanno andando a scuola. Oltre a bar e ristoranti, cinema e musei, in Florida stanno chiudendo anche le spiagge pubbliche.

Con l’aumentare dei casi di coronavirus negli Stati uniti (almeno 3.485 positivi e 65 decessi), il governatore dello Stato di Washington Jay Inslee ha emesso un divieto per le riunioni di oltre 50 persone, il Massachusetts ha ridotto il numero a non più di 25.

Hoboken, una piccola città del New Jersey di fronte Manhattan, è diventata l’esempio a cui guardare, come ha dichiarato alle telecamere della Cnn Ashish Jha, professore di sanità internazionale ad Harvard.

Dopo il primo caso di coronavirus e una segnalazione di ritardi nell’efficienza delle ambulanze arrivate in 30 minuti per un caso di rissa, il sindaco di Hoboken, Ravinder Bhalla, ha chiuso scuole, bar, ristoranti, parchi, palestre, cinema, asili e indetto il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino. Due giorni dopo il governatore del New Jersey, Philip Murphy, ha indetto il coprifuoco per tutto il New Jersey a partire dalle 20.

In una conference call congiunta con il governatore di New York Andrew Cuomo e quello del Connecticut Ned Lamont, Murphy ha annunciato che, pur non essendo un ordine, sono scoraggiati tutti «gli spostamenti non essenziali».

Diversa la posizione del presidente Trump che ieri sera in conferenza stampa ha detto di non aver intenzione di dichiarare la quarantena in tutti gli Stati uniti: «Ci sono luoghi che non sono molto colpiti, potremmo pensare a determinate aree». Ha poi reso note «le linee guida del presidente»: evitare assembramenti di più di 10 persone, evitare bar e ristoranti, evitare i viaggi. Nell’idea, ha aggiunto Trump, che potrebbe durare fino a «luglio, agosto», chissà, e che potrebbe condurre a «una recessione».

Parole che fanno crollare i mercati, con il Dow Jones che tocca il punto più basso della sua storia. Tutto resta fumoso alla Casa bianca, mentre la Federal Reserve americana annunciava che taglierà il suo tasso di interesse vicino allo zero e che lancerà un programma di quantitative easing da 700 miliardi di dollari. Ma visto che i mercati in Asia ed Europa continuano a scendere, è chiaro che gli investitori non sono soddisfatti.

Nel dibattito ormai a due per le primarie democratiche Usa, Bernie Sandets e Joe Biden si sono incontrati in uno studio senza pubblico e, dopo essersi salutati con un colpo di gomito, hanno affrontato le domande dei moderatori che hanno cominciato dal coronavirus.

Se entrambi i candidati democratici hanno condannato la risposta di Trump all’emergenza, la loro visione comune lì si è fermata. Per Sanders la risposta rimane il Medicare for all, l’assistenza sanitaria gratuita per tutti negli Stati uniti: «L’assenza di un sistema sanitario universale e centralizzato rende più difficile rispondere a queste crisi», ha affermato il senatore, sottolineando la necessità di «lavorare con l’Italia e con il resto dei paesi».

Biden ha espresso un pensiero opposto, affermando che il sistema sanitario universale in Italia non ha evitato la diffusione della pandemia.