A palazzo Chigi l’umore è nero, l’irritazione crescente. Giuseppe Conte si sfoga con i collaboratori e se la prende con «la comunicazione» di chi ha fatto credere che il governo potesse decidere di aumentare l’Iva. «Basta con la propaganda, non permetto a nessuno di mistificare la realtà», pare che sia sbottato il premier. L’ipotesi era di aumentarla di un punto e mezzo per chi adopera il contante e di tagliarla di tre punti per i pagamenti elettronici. Fare passare una misura del genere per aumento dell’Iva è per Conte massimamente scorretto.

IL MALUMORE del premier, condiviso da Nicola Zingaretti e da buona parte della maggioranza, non deriva solo dalle «mistificazioni» dei soliti rumorosi Matteo Renzi e Luigi Di Maio, chiamati in causa direttamente anche dal segretario del Pd. Pesa anche di più l’accoglienza a dir poco tiepida riservata alla prima legge di bilancio del nuovo governo: il biglietto da visita. Non piace a nessuno anche se, in omaggio alla crociata antisalviniana, i toni vengono tenuti di parecchi decibel più bassi di quanto sarebbe accaduto con qualsiasi altro governo. Non è certo il momento migliore per tagliare le stime di crescita 2019 dell’Italia, portandole a zero, come fa l’agenzia di rating Fitch.

Suona inevitabilmente, a torto o a ragione, come una bocciatura. La Cgil non affonda la lama. In fondo, per il segretario generale Maurizio Landini, «la direzione di marcia è giusta». La velocità invece proprio no. Quella, purtroppo, secondo la Cgil è «infinitesimale». Cisl e Uil concordano e sono anzi meno felpate. «La discontinuità sul piano della crescita che ci aspettavamo non c’è», sentenzia la segretaria Cisl Annamaria Furlan. «Non abbiamo grandi aspettative per la manovra», confessa il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, aggiungendo però che non dipende da «criticità del governo» ma da «un nodo risorse che va affrontato».

TONI FELPATI. Cortesia portata all’estremo e contrappuntata dai mercati, che continuano a registrare il calo dello spread. Ma la realtà è quella che è. La manovra «più di sinistra degli ultimi anni», come la definisce il ministro per il Mezzogiorno Giuseppe Provenzano, resta al palo sul fronte della crescita: il tasto su cui le forze sociali e l’opposizione, Pd incluso, avevano martellato per un anno. Qualcosa ci sarà, ad esempio la riforma del ticket voluta dal ministro della Sanità Speranza, che dovrebbe introdurre la progressività basata sulle fasce di reddito familiari e con un tetto annuo. O il taglio parziale del cuneo fiscale che, giura Zingaretti, «porterà 500 euro in più in busta paga con l’impegno a raddoppiare l’anno prossimo». Comunque «un’inversione di tendenza».

Ma a fronte delle ambizioni consegnate poco più di un mese fa al programma della nuova alleanza è impossibile non registrare la modestia dei fatti. Basta mettere a confronto le roboanti dichiarazioni sulla Green Economy con lo stanziamento di appena un miliardo per avere un quadro esaustivo della situazione.

ANCHE SUL PUNTO dolente che ha scatenato le ire del premier, l’aumento selettivo dell’Iva, le cose sono meno lisce di quanto governo e maggioranza facciano credere. Sarà certamente vero che la decisione ferma e incrollabile del governo è evitare qualsiasi aumento dell’Iva, inclusi quelli vincolati all’uso o meno del contante. Ma è altrettanto vero che gli introiti pari allo 0,4% del Pil derivati dalla lotta all’evasione e che fanno da copertura praticamente all’intera manovra a eccezione della sterilizzazione dell’aumento Iva sono del tutto incredibili. Al punto che la stessa Commissione europea, pur bendisposta com’è, si trincera dietro il no comment e aspetta «una valutazione completa».

LA FINTA COPERTURA basterà certamente alla Nadef per passare senza incidenti il vaglio del Senato e della Camera, il 9 e 10 ottobre. Poi però quei 7 miliardi in qualche modo dovranno essere trovati. Non è una cifra proibitiva ma i paletti posti dalle varie forze di maggioranza sono parecchi: niente nuove tasse, niente aumento dell’Iva, niente aggravio sui comuni, varo comunque del cuneo fiscale. Tanti da rendere l’impresa un vero e proprio slalom.