Evitare battibecchi, scontri e competizioni. Fare l’opposto dello schema gialloverde, quello del governo del «bipopulismo conflittuale» (definizione dello storico Giovanni Sabbatucci) che ha portato all’esplosione dell’esecutivo M5s-Lega. Prima del voto di fiducia Dario Franceschini riunisce per un’ora i ministri dem nella Sala del governo a Montecitorio. C’è chi minimizza: «Una normalissima riunione tra ministri dello stesso partito». Ma la location è significativa e serve a sottolineare il «discorso sul metodo»: come stare al governo per evitare che l’esecutivo M5s-Pd deragli alla prima curva. Possibilità non remota.

LE PRIME INTERVISTE dei ministri dem hanno sfiorato il passo falso. È il caso di quella a a Sky Tg24 in cui Paola De Micheli, titolare delle Infrastrutture post Toninelli, chiedeva di procedere con i lavori del Tav «il più velocemente possibile». Un dito nell’occhio ai neoalleati grillini, un vespaio di polemiche nella maggioranza. Diverso il caso del vicesegretario Pd Andrea Orlando, ex ministro della giustizia, che con un’intervista alla Stampa ha aperto al dialogo sulla riforma del ministro Bonafede: ma il titolo di prima pagina era «La riforma della giustizia va ridiscussa da capo»: immediatamente smentito.

FRANCESCHINI NON FA RIFERIMENTI diretti però spiega che il modello del nuovo governo non è il «contratto» e le competenze divise per partito, ma un approccio «il più possibile condiviso». Ergo evitare le dichiarazioni contrapposte e favorire il dialogo su provvedimenti. Converrà anche ai 5stelle. Il Nazareno non ha gradito la riunione dei ministri grillini convocata da Di Maio all’indomani del giuramento.

QUELLA DI IERI CONVOCATA da Franceschini – che da capodelegazione dem avrà un ufficio a Palazzo Chigi – sembra una risposta a tono. Ma, si giura, ha il senso opposto. Il Pd darà il buon esempio: serve «condivisione» e «coordinamento», spiega il ministro della cultura. Evitare sorprese al consiglio dei ministri; infittire i confronti anche informali per avere il polso dei dossier in lavorazione, anche quelli dei dicasteri non dem. Veline al minimo, massima collaborazione fra staff e uffici di comunicazione per affrontare i temi in maniera ordinata e coordinata.

CONTE È DELLO STESSO AVVISO e infatti più tardi al Pd piace il passaggio del discorso alla Camera in cui invita le forze di maggioranza «a non dissipare il tempo in litigi e scontri». E nella replica, gli schiaffi a gli ex alleati leghisti che compattano la nuova maggioranza.

ZINGARETTI ASCOLTA il premier dal suo ufficio della Regione Lazio e verifica che sono state accolte molte delle proposte Pd: nidi gratis per i redditi bassi e medi, taglio cuneo fiscale a totale vantaggio dei lavoratori, salario minimo dando valore erga omnes ai contratti nazionali, equo compenso per gli autonomi, Green new deal, legge sulla parità retributiva di genere. E infine autonomia regionale «giusta e cooperativa»: quella che il leader dem e il presidente dell’Emilia Romagna Bonaccini hanno rilanciato domenica a Ravenna dalla festa nazionale dell’Unità. A sera, dopo il voto, il leader benedice: «Bene il presidente Conte e la fiducia alla Camera. Un altro passo in avanti per cambiare l’Italia e renderla più verde, giusta e competitiva».

DOPO LE ORE DRAMMATICHE, la navigazione del Pd sembra ritrovare acque tranquille. La festa nazionale è andata bene. Il responsabile organizzazione Stefano Vaccari dà i numeri: 350mila persone presenti in 18 giorni (50mila più dell’anno scorso), 5mila al comizio del segretario. Tutto esaurito negli 11 ristoranti, 35 quintali di cappelletti consumati, 50mila tra pizza fritta e piadine vendute (è la Romagna, bellezza). Ovazioni per il segretario che ha condotto la trattativa verso il nuovo governo, «il capolavoro». Anche le immancabili polemiche – soprattutto interne – su un presunto reducismo, oltreché su «Bella ciao» e «Bandiera rossa» intonate prima del comizio, alla fine sono messe a tacere da un ex dc doc come Pierluigi Castagnetti: «Lessico comunista a Ravenna? Per la verità nel bellissimo discorso di Zingaretti, le parole che più sono state pronunciate sono state: Europa, noi, persone, comunità, speranza, amore, vita, umanità, diritti. A me va molto bene così. Se a voi no, problemi vostri».

FILA LISCIO ANCHE IL CAMPO ROSSO, anziché bianco, su cui stavolta era stampato il simbolo nei cartelli delle coreografie distribuiti dall’organizzazione. Ieri un sondaggio di Swg dava il Pd in crescita di un punto rispetto alla settimana scorsa: il 22, 1% contro il 21 di M5s, Lega al 33,4 in lieve discesa.