L’altra metà del jazz. Voci di donne nella musica jazz (Euritmica/Kappa Vu, pp.255, euro 15) è l’ultimo volume pubblicato dal giornalista e critico musicale Gerlando Gatto, dal 2007 animatore del sito «A proposito di Jazz». Impostato con criterio alfabetico ma leggibile anche con percorsi personali, il testo vede diciotto interviste ad artiste italiane e dodici a colleghe straniere in un ampio spettro stilistico, da Tiziana Ghiglioni a Myra Melford, da Maria Pia De Vito a D.D. Bridgewater. Alcuni dialoghi erano già stati realizzati dall’autore (Maria Schneider, Hiromi) mentre altre interviste (Mary Halvorson) sono state appositamente effettuate in funzione de L’altra metà del jazz.

L’INTERVISTA, diretta o mediata dalla tecnologia, è sempre una sorta di incontro, di «duello psicologico» ma Gatto sa mantenere tono ed approccio professionali, con domande attentamente preparate unite alla sensibile capacità di chieder «altro» non appena si presenti l’occasione. Da molti dialoghi trapela una concezione ampia sia della musica che del jazz e le risposte – data la generale qualità – potrebbero essere elaborate in un ritratto collettivo di alcune generazioni di jazziste italiane, europee, americane. Ricorrono, nel fitto colloquiare dell’autore con le sue interlocutrici, domande sulla formazione, sulla vita da artista nei vari suoi aspetti, sui progetti e sulla dimensione personale del fare musica. In molte risposte torna il «personale è politico» di femminista memoria, indagando e riflettendo sui sacrifici sottesi alla carriera, i ruoli, il rapporto tra vita privata e produzione musicale, la maternità. Spicca, in questo senso, l’intervista alla pianista Dora Musumeci (1934-2004), figura di artista indipendente e controcorrente a cui Gatto voleva dedicare un libro, reso impossibile dalla scomparsa prematura della musicista.

IL TESTO dà voce a cantanti, strumentiste, compositrici, bandleader, a jazziste affermate (Rita Marcotulli) e ad altre che hanno da poco intrapreso la carriera (Giulia Barba), sempre interrogate con il fine di narrare e svelare un percorso artistico ed umano. Tra le conversazioni più interessanti quella con la vocalist Ada Montellanico secondo cui «la musica, e il jazz in particolare, rappresenta la possibilità di superare questo momento di disgregazione sociale».